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La democrazia del sangue

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  Avete mai pensato dove va a finire il sangue che doniamo? Quale sia il suo impatto sociale, oltre che sanitario? In modo a volte superficiale ci si limita a dire che si dona sangue per fare bene alle altre persone, per salvare vite, per un gesto altruista, ma vi siete mai fermati a pensare quale incredibile forma di democrazia sia la donazione? Sono anni difficile, gli ultimi decenni dell’umanità sono stati segnati da crisi continue, guerre, conflitti, divisioni, lotte tra primi e ultimi, ricchi e poveri, popoli sazi e genti disperate, ma tutti, di qualunque colore sia la loro pelle o quale divinità preghino, hanno una cosa in comune, il sangue. E mentre in tanti posti si costruiscono muri per dividere piuttosto che ponti per unire, il sangue che doniamo è la cosa più democratica che esista. Pensateci, una volta nella sacca può finire a un italiano all’estremo nord o nella punta più meridionale, nelle isole o nei monti. Ma può anche andare a una persona di pelle bianca, così come

Il sangue in Italia è un dono gratuito, ma sicuro

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  Donare sangue è un’attività fondamentale per la società degli uomini, una comunità ha bisogno dell’apporto di tutti per vivere e prosperare in sicurezza. Il sangue non può essere riprodotto in laboratorio e l'uomo è l'unica fonte di approvvigionamento per queste terapie salvavita. In Terapia Intensiva si trovano vari pazienti affetti da malattie che per guarire necessitano di trasfusioni di sangue. In Italia la donazione avviene in modo totalmente gratuito per evitare ogni sorta di speculazione, in cambio si ricevono gli esami del sangue direttamente nel proprio fascicolo sanitario. La legge prevede che fra una donazione di sangue e l'altra debbano trascorrere almeno 90 giorni e che le donne in età fertile possano donare non più di 2 volte l'anno. Il motivo dell'intervallo fra le due donazioni di sangue è la ricostituzione delle scorte di ferro. Il volume di sangue sottratto con la donazione viene ripristinato entro poche ore dalla donazione tramite una rapida r

Donatore speciale e donoterapia

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L’8 ottobre scorso si è svolta la Festa dei Donatori della sezione di Medicina, i dettagli sono tutti nell’articolo dedicato, ma c’è stato un momento veramente speciale con la premiazione a Kevin Cepparulo per le sue prime cinque donazioni. Di primo acchito viene da chiedersi cosa ci possa essere di speciale nell’essere arrivati a cinque donazioni, quando molti di noi ne contano decine, se non centinaia, ma la particolarità è insita nel fatto che il bravissimo Kevin ha una forma di autismo nota come sindrome di Asperger. Nato nel 2003 e vive a Medicina (BO), ottimo giocatore di ping-pong, Kevin ha rappresentato l’Emilia-Romagna nella finale del progetto Tennis TavolOltre a Roma. Senza porsi pensiero per la sua sindrome, appena giunto alla maggiore età ha iniziato a donare sangue diventando un esempio per tutti in un momento in cui la raccolta è in continuo calo. Kevin è la dimostrazione di come si possano aiutare gli altri, pur in presenza di differenze che possono diventare anche un

Vénuste Niyongabo - Intervista su sport e salute al campione olimpionico

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Vénuste Niyongabo, vincitore della gara sui 5.000 metri alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, possiamo dire che in questo caso non si tratta dello stereotipo del “predestinato”, piuttosto che “figlio d’arte”, ma della vittoria di un uomo che ha vinto grazie all’impegno e al sacrificio? Sicuramente il successo non è frutto della casualità ma deriva dalla realizzazione di un progetto che richiede dedizione, soprattutto che le difficoltà che si incontrano lungo il percorso possono essere superate e tramutarsi in punti di forza. Non si nasce campioni lo si diventa lavorando duro ogni giorno. Io ho avuto la mia parte di sfide e negli anni ho cercato di superarle.   Primo e, per ora, unico oro olimpico nella storia del Burundi, un orgoglio, ma anche una responsabilità? Avevo 23 anni quando è arrivata la vittoria di Atlanta e quel successo mi ha costretto a imparare velocemente a vivere in un mondo che per me era nuovo e sconosciuto, a gestire nuove responsabilità. La mia vita non era più sol

Donare non solo sangue, ma anche tempo

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  Questo è la prima copia del giornale FIDAS “Qualcosa d’Importante” che firmo come nuovo Direttore Responsabile. Desidero innanzitutto ringraziare il Presidente Luciano Signorin, che fra l’altro lo ha diretto finora, per la fiducia riposta nella mia persona, e tutto il Consiglio di cui faccio parte per avere avallato la mia nomina. Non mi dilungherò a raccontare la mia biografia, pregi e difetti, che sono sempre superiori ai primi, o altre notizie a me afferenti per non annoiare voi donatori. Ho iniziato relativamente tardi a donare per la mia repulsione verso gli aghi, cosa che mi ha accompagnato in tutta la mia vita di donatore, ma che ho superato arrivando a contare circa 170 donazioni. Per una serie di motivi fisici ora ho interrotto la vita da donatore di sangue, ma nulla vieta a chi, avendo tempo e passione, aiutare la società, gli altri cittadini del mondo che ci circonda, donando la propria opera, che non necessariamente deve essere ristretta nei confini di globuli e piastr

La mancanza di donazione di sangue non fa sconti

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  I dati sulle donazioni sono drammatici nella loro crudezza, il gap donativo di sangue in Italia si è aggravato in maniera forte e sta creando notevoli problemi all’approvvigionamento di un componente indispensabile negli ospedali. E’ qualcosa che si tocca con mano solo quando è troppo tardi, quando ci si trova in un pronto soccorso di emergenza o sul tavolo operatorio, affondati nella realtà della propria situazione fisica o quella di un congiunto, ben lontani dalle tante serie televisive che, comunque, restano solo delle fiction. E l’emergenza non fa sconti, la mancanza di una componente come il sangue, che è possibile donare senza particolari problemi per gran parte della propria vita, mette sullo stesso piano poveri e ricchi, uomini e donne di qualunque colore e fascia sociale. Un attore di primo piano come l’eroe di Matrix, Keanu Reeves, ha recentemente raccontato la sua esperienza personale: " Molti mi conoscono, ma pochi conoscono la mia storia. A 3 anni mio padre mi ha

LA DEMOCRAZIA DEL SANGUE

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Avete mai pensato dove va a finire il sangue che doniamo? Quale sia il suo impatto sociale, oltre che sanitario? In modo a volte superficiale ci si limita a dire che si dona sangue per fare bene alle altre persone, per salvare vite, per un gesto altruista, ma vi siete mai fermati a pensare quale incredibile forma di democrazia sia la donazione? Sono anni difficile, gli ultimi decenni dell’umanità sono stati segnati da crisi continue, guerre, conflitti, divisioni, lotte tra primi e ultimi, ricchi e poveri, popoli sazi e genti disperate, ma tutti, di qualunque colore sia la loro pelle o quale divinità preghino, hanno una cosa in comune, il sangue. E mentre in tanti posti si costruiscono muri per dividere piuttosto che ponti per unire, il sangue che doniamo è la cosa più democratica che esista. Pensateci, una volta nella sacca può finire a un italiano all’estremo nord o nella punta più meridionale, nelle isole o nei monti. Ma può anche andare a una persona di pelle bianca, così come n