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GLI ARTICOLI


La gioia di Kerouac, la curiosità di Chatwin, la curiosità di Darwin contro il Secolo della noia

William-Tunstall Pedoe definì 11 aprile 1954 il giorno più noioso della storia. Questa data fu individuata in base ad un algoritmo chiamato True Knowledge, ossia Vera Conoscenza, che scansionando e analizzando oltre 300 milioni di “fatti su persone, luoghi, attività ed eventi”, decise che questo fu il giorno più insignificante della nostra vita contemporanea. In pratica quel giorno non successe veramente nulla.

Ma in realtà molti libri e scrittori possono aiutarci a capire come combattere questo fenomeno, la noia pare il male universale dei tempi moderni, ma in mezzo a tanti possiamo indicare almeno tre differenti, ma egualmente iconici, simboli di resilienza. Proprio quest’ultimo termine ci porta a Charles Darwin, che contrariamente a quanto spesso viene detto, non asserì mai che la selezione della specie avviene in base al più forte.

In realtà combattere l’ambiente e la natura, in tutte le sue molteplici forme, è impresa impossibile, sopravvive ed eccelle chi si avvale della resilienza, è l’adattamento all’ambiente che salva l’uomo. Chi non si adatta fa la fine dei dinosauri, sparisce. Gli scritti dell’antropologo questo insegnano, e da qui possiamo capire che combattere la noia non è così facile, ma possiamo affidarci a Kerouac piuttosto che a Chatwin magari.

Se Darwin ci ha regalato la resilienza, l’esegeta della beat generation ci ha donato la gioia della follia, la partenza senza una meta, correndo On the Road verso Big Sur, vagando per panorami e scenari ribollenti, ma soprattutto scoprendo persone entrando nelle loro vite. Con Kerouac viaggiamo con la mente libera, magari sotto l’influsso di sostanze psicotiche, ma senza mai perdere il gusto della vita.

Ma come non avvalersi dello sguardo assorto e stupefatto di Bruce Chatwin, la sua attenzione che ci ha portato a scoprire la remota Patagonia, ma in una maniera opposta a quella di Jack Kerouac, ma non di minor valore. Un’angolazione quasi scientifica quella di Chatwin, se Kerouac scolpiva nella mente, Chatwin riempiva i suoi taccuini, entrambi regalavano sogni, concimavano menti, riempivano occhi. Cosa sarebbero i tempi moderni senza i libri di Darwin, Chatwin e Kerouc? Sicuramente esisterebbe egualmente, ma altrettanto certamente potremmo più facilmente definirlo “il secolo della noia”.

20 luglio 2020

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Ogni inizio ha una fine, anche le serie tv, forse…

classici insegnano che ogni cosa che ha un inizio, porta con sé anche una fine,  ma ai tempi degli antichi non esistevano le serie televisive. Queste hanno ribaltato ogni assioma sul genere, se Beautiful ha insegnato che nulla finisce in maniera definitiva con così tanti resuscitati da fare invidia alla Bibbia, altri casi hanno invece dimostrato come la fine sia quantomai indefinita.

La serie di grande successo, con un attore del calibro di Richard Gere, MotherFatherSon, chiude le sue 8 puntate senza che cali un sipario definitivo, ma lasciando aperte le porte a un possibile seguito, per ora non previsto. Per non scordare l’improvvisa troncatura di un’altra serie di grande successo, The Blacklist doveva assommare 22 puntate, ma l’improvviso lock-down seguito alla pandemia ha decapitato la serie a metà della puntata numero 19, metà girata secondo i dettami televisivi, la seconda parte traslata in fumettologia. 

Altri casi sono quelli in cui sparisce, per una svariati serie di problemi, l’irrinunciabile protagonista principale, scadenza di contratto, voglia di nuove avventure, la casistica è varia. Ma tutta questa pletora di possibilità è sicuramente più apprezzabile che vedere serie bellissime svilirsi nel vano tentativo di perpetuarne la trama, a parte la zuccherosa Beautiful, altre serie sono calate di qualità per tutta una sequela di vicende surreali inventate dagli autori per prolungarne la vita. A volte una dignitosa fine è sicuramente preferibile a una vita di stenti.

Gli americani hanno coniato un termine preciso per identificare un finale che fa da traino alla stagione successiva, “cliffhanger” (appeso alla rupe), un motto che fa percepire subito l’ansia che accompagna lo spettatore nell’attesa della nuova serie di puntate. Ma e se queste non arrivano? I casi sono tanti e riguardano titoli di successo, Twin Peaks, Visitors, Angel, I Soprano, Lost, Terminator: The Sarah Connor chronicles, e la serie dei cliffhanger potrebbe proseguire all’infinito, senza una fine, per l’appunto.

20 luglio 2020




Pollicino torna a casa

Pollicino è sicuramente una delle favole più famose di tutti i tempi, il grande Charles Perrault scrisse un vero capolavoro. Certamente è anche una delle parafrasi più usate, il lasciare una traccia per ritornare a casa, classici i suoi riferimenti, dal filo di Arianna usato da Teseo al Polifemo di Ulissiana memoria. Ma come dimenticare ET? Il piccolo alieno verde che voleva tornare a casa, un dolce parallelo con il nostro pollicino, ma anche diversità che magari a un bambino scappano.

Se ET era l’immagine della bontà, il nostro Pollicino si è dimostrato sicuramente molto furbo, ma la sua astuzia ha causato una strage degli innocenti che richiama i drammi biblici piuttosto che un bambino che vuole solo tornare a casa. Le sette orchette fatte decapitare dal proprio padre dalla sagacia di Pollicino difficilmente avranno apprezzato la bontà del bambino, certamente si può ripescare la massima latina “mors tua vita mea”, ma un infanticidio di questa portata è degno di Erode.

Non pago il bambinello non solo sfugge all’Orco cattivo che ha la sola colpa di volere vendicare la propria prole, ma Pollicino gli ruba gli stivali delle sette leghe e con quelli riesce anche a depredare la moglie dell’Orco di tutti i suoi averi. Se da bambini abbiamo apprezzato l’intelligenza, o meglio la furbizia, che ha permesso al mancato boy-scout di tornare a casa, malgrado i molteplici sforzi dei genitori di liberarsene, ora adulti possiamo affrontare la storia in maniera più prosaica evidenziando come Pollicino fosse in realtà una specie di piccolo serial killer e un ladruncolo matricolato.

Quale potrebbe essere la morale di questa storia traslata nel XXI secolo? Se volete liberarvi di un figlio, che avete capito diventerà sicuramente un parricida per guadagnarsi l’eredità prima del tempo, non perdete tempo a portarlo nel bosco, tanto tornerà sempre come un remake di Amityville Horror. Prendete esempio dall’Orco tagliategli la testa nottetempo, solo così la favola resterà tale.

13 luglio 2020

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Liberté, Égalité, Fraternité

L'articolo 3 della Costituzione italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Messa in questi termini la questione appare semplice indiscutibile, la diversità non esiste, tutti siamo uguali, partoriti nello stesso modo e sullo stesso pianeta, apolidi alla nascita fino a quando un ufficiale dell’anagrafe non certifica la diversa appartenenza a confini effimeri stabiliti dagli uomini. La rivoluzione francesce fece pulizia, in maniera anche drastica, del sistema sociale che aveva governato il paese transalpino, e tutto il resto dell’Europa, affermando principi sacrosanti: Liberté, Égalité, Fraternité. La Costituzione americana è la più antica al mondo e recita: “Tutte le persone sono uguali davanti alla legge e beneficiano egualmente del diritto alla protezione da essa fornita.”

In un mondo perfetto la questione sarebbe chiusa, ma i disastri fatti dall’uomo in questo campo sono infiniti e drammatici, gli stessi americani hanno vissuto la stagione dello schiavismo e del segregazionismo, la pelle nera era già simbolo di diversità. Il colore della pelle pare essere molto importante, basti ricordare i tanti stati africani, in primis il Sud-Africa, soggiogati dal colonialismo diretto ed ereditato, i nativi americani e australiani, nazioni civili e democratiche che non si sono messe problemi a mettere in atto genocidi di massa, per non andare a riesumare i milioni di morti nei campi di concentramento nazisti appena il secolo scorso. 

Diversità vuole dire arricchimento sociale e culturale, incontro tra diversi modi di vivere, abitudini culinarie, religioni, diversità e tolleranza viaggiano a braccetto, altrimenti si sconfina nella segregazione e nel razzismo. Se poi devo indicare un libro che mi abbia indirizzato su questa via, non posso che ricordare i libri del grande Salgari, all’intolleranza, al razzismo, all’imperialismo inglese, alla protervia della Compagnia delle Indie, lui opponeva l’inclusione degli eserciti di paria, di senza patria, di reietti, che combattevano per la libertà. Fianco a fianco, bianchi e olivastri, tagliatori di teste e pescatori, uniti per fare sentire la propria forza senza nessuna diversità, anche qui il grande maestro della letteratura giovanile ha avuto molto da insegnare. 

8 marzo 2020

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La fumettologia in tutte le sue sfumature

Fumetti e immagini hanno sempre avuto una grande importanza nella letteratura, basti pensare al primo libro stampato, La Bibbia, che nel corso dei secoli ha avuto eccelsi illustratori. Ora ci si potrebbe chiedere cosa c’entri questo con i fumetti in senso stretto, ma dove sta il confine, sempre troppo sottile, tra fumetto e immagine o disegno? Basti pensare all’universo della fumettologia, si passa dagli eroi della Marvel al disegno erotico dei manga giapponesi passando per infiniti personaggi quali la Valentina di Crepax e i vari Diabolik, Kriminal, Tex Willer, Zagor.

Ma si può forse dimenticare l’eroe dei fotoromanzi della Lancio, Franco Gasparri? Erano questi i fumetti della platea femminile nei ruggenti anni ’70-’80, mentre i maschietti si dedicavano alla Marvel piuttosto che a Tex Willer. Personalmente non ho mai sopportato i fotoromanzi, una sorta di elegia al principe azzurro che faceva sfigurare tutti noi ragazzi reali al confronto, pura, sana invidia e sindrome da confronto adolescenziale.

Cosa hanno in comune tutti questi personaggi, l’identificazione, la creazione di un mito e di una figura da perseguire, se nei fotoromanzi si sognava il bello di turno, nei testi sacri la spiritualità visualizza santi e demoni, eroi con la spada e pastori di anime. Nei classici fumetti si immagina di essere uno dei Fantastici 4, o surfare tra le stelle sopra una tavola, combattere il male e i cattivi con i super-poteri per superare l’inadeguatezza e i limiti del mondo reale in cui viviamo.

Tex Willer che fonde la sua invincibilità e rettitudine condensandola con una amicizia salda che dura tutta la vita, sogno e realtà fuse assieme. Non per niente quello che una volta era considerato un genere da bambini ora è ampiamente sdoganato come forma di arte, la fumettologia ha generato tutto un mercato e un corredo di manifestazioni che hanno elevato quella che era considerata una forma di arte minore, al rango più alto.

5 marzo 2020

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Fantasia vs. Web o Fantasia pro Web?

L'incipit del topic postato dalla Redazione è “Avete mai letto L’isola misteriosa, di Jules Verne?”. La mia risposta è sì, più volte, scoprendo nuovi dettagli e motti ad ogni rilettura, e viaggiando con la fantasia. Il quesito che viene posto al pubblico è se oggi la fantasia abbia ancora senso e vita propria, se si possa ancora volare nell’iperspazio creativo chiudendo semplicemente gli occhi e lasciando la mente vagare libera. La risposta implicita è no, ma personalmente non mi trovo d’accordo con questa interpretazione, o forse solo provocazione che dir si voglia.

Un uso ragionato e intelligente di internet non può forse aumentare la percezione, innalzare la soglia della curiosità, eccitare i sensi alla ricerca di sensazioni e sogni? Come aprire un libro sconosciuto e scorrerne le pagine, a volte restarne delusi, altre affascinati da righe che ti fanno scoprire mondi nuovi.

Bastano pochi clic, anche a casaccio, per valicare confini, unire percorsi, infilarsi in tunnel virtuali che portano a luoghi reali, nulla avrebbe impedito a Salgari di scoprire il mare della Sonda con tutto il suo carico di pirati e avventure navigando sul web. Proprio recentemente mi è capitato di scoprire luoghi esoterici, seguendo un link di tutt’altro genere sono finito al Kitkat Club di Berlino, venue decisamente interessante e complessa, nulla può impedire di proseguire poi la scoperta in carne ed ossa.

La rete è spesso demonizzata, ma è l’uso distorto che se ne fa che la riduce a un bozzolo in cui rifugiarsi e perdere ogni contatto con la fantasia, passare ore a guardare post fatti da altri, senza nessuna creazione, privi di stimoli, può certamente inibire la forza e la voglia di lanciarsi in voli pindarici. Ma poche esperienze al limite tra virtuale e reale possono scatenare la fantasia come il curiosare nel web, d’altronde perfino Leopardi declamava. “E il naufragar m’è dolce in questo mare”.

25 novembre 2019

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La scuola italiana che non decolla

La Varkey Foundation è la più autorevole organizzazione filantropica e di ricerca nel settore dell’istruzione scolastica, basti pensare che organizza il “Global Teacher Prize”, il “Nobel” dell’insegnamento da un milione di dollari che va a premiare un insegnante particolarmente bravo. La Fondazione Varkey ha intervistato oltre 27.000 genitori di 29 Stati per valutare lo stato dell’istruzione a livello mondiale, e il nostro paese possiamo dire eufemisticamente, non ne esce particolarmente bene. Solo un genitore italiano su cinque (21%) ritiene che gli standard educativi della scuola siano migliorati negli ultimi dieci anni. È il quarto valore più basso, insieme al Giappone (21%), dopo Russia, Sudafrica (20%), Germania (19%) e Francia (8%). Oltre la metà (56%) dei genitori ritiene che gli standard educativi siano persino peggiorati nel tempo.

Carenze grammaticali elementari portate avanti fino al diploma, maleducazione con insegnanti che devono sostituirsi alle famiglie quali educatori, età media dei docenti al vertice in confronto agli altri stati, questi alcuni dei motivi venuti alla luce dalla ricerca. Ma non è tutto qui il nocciolo del problema, l’Italia non investe in scuola e ricerca, l’Education and Training Monitor, rapporto annuale in cui si analizzano e comparano i principali sistemi educativi europei, analizza la situazione dei singoli paesi. Il nostro paese si piazza ai livelli più bassi d’investimento in educazione, sia in rapporto al Pil (3,9 percento nel 2016, comparato al 4,9 percento della media europea), sia in rapporto al totale della spesa pubblica (7,9 percento contro il 10,2 percento).

Ci si laurea molto meno rispetto la media europea soprattutto nelle figure ingegneristiche, quelle più richieste dal mercato del lavoro, scollando il percorso scuola-impiego, non sottovalutando il fatto di avere le tasse universitarie più alte in Europa. L’istituto di ricerca inglese The Economist Intelligence Unit ha stilato la prima classifica mondiale delle scuole migliori, Tra i 40 paesi esaminati, dal Regno Unito all’Australia al Giappone, l’Italia si colloca solo venticinquesima nella graduatoria, scavalcata dalle scuole dell’Est asiatico e da quelle dell’Europa del nord. Rimandati, invece, Colombia, Argentina, Brasile, Messico e, peggiore del mondo, Indonesia.

Ma il motivo principale dello sfascio scolastico non risiede solo in una politica scellerata che non investe e usa la scuola solo per fini elettorali, ma nel problema globale, che proprio in Italia è particolarmente forte, della poca lettura di testi e libri da parte dei giovani. Nancie Atwell è una professoressa di Edgecomb, paese di 1.200 abitanti situato nel Maine. La signora Atwell ha vinto il su richiamato premio della Varkey Foundation con un programma avviato nel 1990 creando una demonstration school, scuola laboratorio che serve da modello e caso di studio per altri insegnanti. Accoglie un centinaio di bambini tra i 5 e i 12 anni e si sperimentano metodologie innovative, dove l’innovazione non è tecnologia, ma una sorta di ritorno al passato: si legge. I bambini leggono quello che vogliono, di tutto, a scelta e a volontà, le pareti della classe sono tappezzate di libri e la media annuale recita 40 libri letti contro una media statunitense di 5. Il segreto per avere una scuola funzionante? Leggete, Leggete, Leggete.

25 novembre 2019




Sei cappelli per pensare – come affrontare i problemi con il pensiero laterale

Se di fronte a un problema siete abituati a prendere tutto di petto, a cercare di svellere l’ostacolo prendendolo a testate o viceversa a ritenere che il problema non sia risolvibile, forse dovreste ricorrere al pensiero laterale. Altrettanto vero che se vi chiedete perchè le persone attorno a voi abbiano comportamenti propri o in risposta al vostro atteggiamento, che non spiegate, potreste iniziare a usare il sistema dei sei cappelli. Tutto questo fa parte della teoria ideata da Edward De Bono e rappresenta un nuovo modo di affrontare non solo gli eventuali problemi, ma tutto il vostro modo di porsi rispetto la vita di tutti i giorni.

Non starò qui a descrivere per l’ennesima volta il significato dei cappelli, ma la lettura di questo libro può veramente cambiare in meglio la vita delle persone, mettere a frutto la creatività utilizzando soluzioni non convenzionali per la risoluzione dei problemi quotidiani che paiono insolubili alza il livello di soddisfazione e di autostima. Mettersi in testa diversi cappelli, che tradotto significa calarsi nei panni altrui e osservare sé stessi e gli altri con occhi diversi, può far comprendere come certi nostri atteggiamenti possano risultare insopportabili, e con motivo, alle altre persone. Come parimenti empatizzare modi di fare di chi frequentiamo, che normalmente ci infastidiscono, quali atteggiamenti che hanno una loro valenza e significato, magari cercando di trasmetterci un messaggio che di solito rifiutiamo di ricevere.

La lettura di questo libro non risolverà i problemi, non è il magico coltellino svizzero, ma vi può mettere a disposizione tutti gli strumenti per affrontarli, e magari risolverli. Poi anche il migliore artigiano, che usi gli strumenti più adatti, deve metterci la propria mano e il proprio impegno per produrre un lavoro soddisfacente.

11 settembre 2019

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/506772/sei-cappelli-per-pensare-come-affrontare-i-problemi-con-il-pensiero-laterale/




Fantasy tra adulti e ragazzi, un genere oramai trasversale

Il fantasy de Il Trono di Spade è un successo planetario, libri e film si sono trasformati in un’onda inarrestabile che ha conquistato grandi e piccoli, ma d’altronde estremizza un genere che una volta era confinato nel mondo dei bambini, ed ora appare invece sdoganato ad ampio raggio se non addirittura estremizzato come in questa saga. Quando si parlava di fantasy ci si riferiva sempre ad un genere dedicato ai più piccoli, una sorta di fiaba della buonanotte da leggerli per tenerli impegnati, poi lo scenario si è allargato. Già i tomi tolkeniani si contraddistinguono per tematiche adulte, anche Harry Potter è destinato ad un mondo cresciuto, i popoli guidati da Daenerys Targaryen, Stark e Lannister, difficilmente possono essere letti ai minorenni se non stralciandone varie parti. Assassinii, torture, stragi, sesso sparso a piene mani con corollario di stupri di gruppo e incesti, assimilarlo ad uno scaffale di letture e visioni per bambini risulta quanto mai difficile, forse sarebbe meglio virare sulla paccottiglia per casalinghe disperate delle 50 Sfumature piuttosto.

Ma d’altronde allargare la platea dei lettori, aggiungere nuovi temi alla letteratura adulta, non può essere visto come un modo progettuale di crescita del leggere e della cultura? Saltando e abbattendo barriere virtuali erette in nome di definizioni e schemi che oggi non hanno più ragione di essere? All’inverso si potrebbe provare ad introdurre nell’alimentazione intellettuale dei minorenni libri finora marchiati come “per adulti”, dai sofismi di Coelho alle storie di Hemingway per dire, chissà che non si riuscirebbe ad invertire la rotta di collisione con l’ignoranza totale cui il trend generazionale del XXI secolo sta tendendo.

15 aprile 2019

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Executive Chef le stelle del XXI secolo

Se le top model sono state l’emblema dell’edonismo del XX secolo, è indubbio che siano gli chef a popolare il paradiso dei potenti. Una gara tra stellati che in realtà li vede coalizzati per la detenzione del potere mediatico, se fino a non molto tempo fa la minore delle Parodi cercava faticosamente spazi ed i cuochi erano relegati in mezzo a giochi a premi riempispazio, ora su qualunque canale, a qualunque ora, troviamo programmi di cucina. Dalle trattorie per camionisti ai ristoranti più esclusivi, il grasso cola ovunque, una cultura del cibo che è passata da disciplina a oggetto di massa.

La fila per partecipare alle gare di cucina ha oramai ampiamente superato quella degli aspiranti reclusi del Grande Fratello, metalmeccanici ed odontotecnici piuttosto che scienziati e piloti, chiunque possegga un fornello si è elevato a nuovo Ducasse. E mentre giudicano con severità e coniano terminologie che troveremo presto nei volumi della Treccani, sulla scia del “Diludendo vuoi che muoro?”, i super-stellati non si mostrano minimamente preoccupati di pubblicizzare cibi spazzatura come patatine fritte in sacchetti di plastica e catene di fast food che riciclano pregiata chianina tra fette di pane da hot dog.

Incomprensibile? Non direi, il cibo è uno dei beni basilari per la vita umana, qualcosa per cui si è pronti ad uccidere, a razziare, a rubare, ma anche un bene che è il sodale del calcio nella lista dei mantra popolari. Un bene nazional-popolare che non richiede conoscenze fatte di decenni di studi, di letture di ponderosi tomi, spesso basta la ricetta della nonna tramandata di generazione in generazione, che poi la nonna fosse una buona cuoca e si possa quindi assimilare esperienza e vetustà a qualità, questo è tutto un altro discorso. Ricordo ancora con orrore certi piatti fatti come una volta, o cucinati dalla nonna romana trapiantata all’estero, così come squisite preparazioni di nouvelle cuisine con geniali accostamenti frutto di fantasia e modernità, se si dovesse fare sempre “come si faceva una volta”, il progresso umano sarebbe ancora fermo all’età della pietra, e gli stessi chef stellati, coperti solo di pelli, si limiterebbero a cucinare bistecche di dinosauro alla brace.

12 marzo 2019

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Come affrontare gli avvenimenti con 6 cappelli colorati

Ottimismo e pessimismo sono le due facce opposte della realtà? A mio parere assolutamente sì, ma questo in quanto si tratta di aspetti relativi e non assoluti, quello che può essere buono per una persona si può rivelare negativo per un’altra. Il trasloco di una unità produttiva può trasformare un pendolare in un viciniore di fabbrica e chi prima andava al lavoro in bicicletta in un pendolare. Pare semplicistico, ma così non è, viviamo l’oggi, per giudicare con ottimismo o pessimismo un avvenimento dovremmo vedere il futuro. Classica la storia zen del “Contadino saggio”, regolarmente compatito per una serie di fatti incresciosi capitatigli, ogni volta lui risponde seraficamente: “Come fate a sapere se ciò che mi è successo è un bene o un male per me? Chi lo sa!”. E così la perdita di una gamba gli evita di andare in guerra e morire sui campi di battaglia, se i suoi concittadini erano pessimisti, lui era semplicemente attento a valutare imparzialmente la situazione attendendone gli sviluppi.

Un approccio ideale ispirato ad una illuminata resilienza viene dalla mente straordinaria del maestro del “pensiero laterale”, Edward De Bono. Nel 1985 mise a punto un sistema di sei diversi modi di analisi per affrontare un problema, identificandoli con il colore del cappello indossato dall’attore designato all’osservazione dell’avvenimento. Il cappello bianco è segno di un ragionamento analitico ed imparziale; il cappello rosso indica l’emotività, il libero sfogo dei propri sentimenti; il cappello nero il pessimismo, la negatività; il cappello giallo l’ottimismo, la positività; il cappello verde l’essere propositivi, esprimere creatività; il cappello blu la pianificazione, l’organizzazione, la guida dell’analisi tra i cappelli.

Cosa possiamo concludere da tutto questo? Che ottimismo e pessimismo sono un momentaneo stato di animo dettato da una più che giustificata risposta immediata del proprio io ad un avvenimento improvviso ed inaspettato che ci colpisce. Ma alla luce di un’analisi più fredda ed accurata quello che oggi appare sotto una determinata luce, potrebbe rivelarsi di tutt’altra specie già domani.

2 gennaio 2019

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Amori e fake news tra biblioteche e Kindle

Biblioteche? Negozi di libri? Polvere? Carta? Tutta paccottiglia inutile soppiantata da ebook, e qui va anche bene, risparmio ambientale sia in termini di consumo che di inquinamento, ma tutto il resto?

Youtube vale un concerto dal vivo? L’esperienza di vedere un artista da vicino? La socializzazione che si crea nel popolo dei live?

La musica ascoltata assieme commentandola mentre un vinile piuttosto che un cd gira sul platorello ha la stessa valenza comunicativa di una solitaria esperienza in cuffia?

Ma soprattutto la veridicità, l’emozione, l’aver vissuto il momento, di un reportage dal vivo ha lo stesso valore, sia sentimentale che scientifico, del portare l’ossigeno e la testimonianza dei propri occhi e delle proprie orecchie?
Devo dire di non essere il primo fan di Federico Rampini, il bravo reporter di Repubblica dagli Stati Uniti, ma alcune considerazioni che faceva poco tempo fa sono la triste realtà del mondo odierno. Rampini raccontava di come una volta l’Air Force One fosse pieno di giornalisti al seguito del Presidente USA in carica, mentre ora sono pochissimi quelli che si spostano fisicamente con il POTUS. Le testate risparmiano sulle spese affidandosi alle agenzie di stampa locali, una informazione conforme e cloroformizzata, sempre Rampini raccontava di come la sua sede di lavoro fosse una scrivania ospitata nei locali di NYC di The Independent. Un giorno gli intimano di lasciarla libera, problemi di costi? No, ma lo storico giornale londinese, così come tanti altri, affida i propri servizi a giovani neo-assunti che non vanno in giro per convegni, riunioni, forum Vengono messi a sedere ad una scrivania, hanno un pc che usano per navigare e con Google e simili cercano le notizie con cui confezionare i propri pezzi. L’informazione passa per i giganti del web, salvo poi intimargli di pagare le news che pubblicano, i giornali prendono le notizie e vogliono anche i soldi.

Che valore può avere la stessa notizia riportata da diversi giornalisti (o pseudo tali)? La stessa fonte viene presentata con parole diverse, ma la sensazione, la confidenza con un addetto stampa, quella nessun browser te la può dare. Potrei raccontare molte confidenze passatemi da personaggi al seguito di grandi uomini, tutte cose che nessun motore di ricerca può restituire, l’espressione di un viso mentre legge una dichiarazione può essere esplicativa meglio di un comunicato stampa redatto dalla stagista di turno.

Per sorridere un poco potremmo pensare a quanti amori sono nati tra le corsie delle biblioteche o delle librerie, quanti baci nascosti da una scansia sono stati rubati, forse tutto questo potrà passare attraverso un Kindle?

14 novembre 2018

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/450266/amori-e-fake-news-tra-biblioteche-e-kindle/




I libri da comodino che, volente o nolente, devi per forza portare con te nella vita

eggere fa bene, è doveroso, accresce la cultura ed arricchisce la personalità aprendo nuove finestre sul mondo, ma ci sono libri che bisogna per forza leggere e conoscere. La scuola di una volta, non so se sia tale anche oggi, ma immagino di sì, prevedeva alcuni libri che pendevano sulle teste dei malcapitati scolari come spade di Damocle. I due fulmini che cadevano sulle teste erano sempre quelli, lo saranno sempre, è un poco come il morbillo, pensi di averlo estirpato, ma poi ritorna sempre in auge. La Divina Commedia ed i Promessi Sposi, ecco il terrore di chi si siede sui banchi, libri bellissimi, alta letteratura, ma forse proprio in quanto imposti dall’autorità superiore odiati come il compito di matematica.

Eppure li devi leggere, il viaggio di Dante fra Inferno, Purgatorio e Paradiso, dove proprio il condominio dei gironi risulta il più divertente, come diceva Oscar Wilde: “Il Paradiso lo preferisco per il clima, l’Inferno per la compagnia.”. Non è dato sapere se del Paradiso nessuno si ricorda perché siamo anime dannate, o semplicemente non si è arrivati a finire il programma ministeriale.

Così come lascia interdetti il fatto che il buon Renzo persegua tutta la vita di unirsi con la sua Lucia, una testardaggine che fa rivalutare le orge incestuose di Beautiful. Soap opera che ha probabilmente gli stessi anni dell’opera manzoniana, ma i cui protagonisti non combattono certo contro il Griso per tenersi stretta la propria donna. E nella vita reale Lucia si sarebbe data sicuramente al ricchissimo e potente Rodrigo, piuttosto che alla classe operaia di Renzo.

Ma entrambi queste opere, per quanto amate ed odiate, lette con passione o controvoglia, fanno parte del bagaglio culturale che ci portiamo appresso. Ed essendo 3 il numero perfetto, non possiamo tralasciare, last but not least, il primo libro stampato nella storia dell’Umanità, La Bibbia. La prima edizione era su tavole di pietra, due secondo Mel Brooks, una quella tramandata dai posteri. Gutenberg sicuramente ne editò la prima versione su carta, è il libro più venduto al mondo, persino della tragica trilogia delle 50 Sfumature di nulla. Lo trovate nelle stanze degli alberghi, sopra i comodini dei credenti, nascosto nel cassetto dello stesso comodino se siete peccatori incalliti, un piano B di fuga per la salvezza fa sempre comodo, perché ricordatevi che “Di doman non c’è certezza”.

18 settembre 2018

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/437195/i-libri-da-comodino-che-volente-o-nolente-devi-per-forza-portare-con-te-nella-vita/



L’ebook a salvaguardia dell’ambiente

ultura ed ambiente, sicuramente leggere libri sull’argomento del mondo che circonda aiuta a far crescere la coscienza ecologica, ad aumentare la sensibilità ai temi del salvataggio climatico della Terra, ma basta questo? Se tutto questo aiuta lo spirito, una evoluzione che sta allargandosi sempre più è l’ebook! Un aiuto pratico alla salvaguardia del pianeta su cui viviamo. Per quanto io sia un innamorato nostalgico della carta stampata, è innegabile che il libro digitale abbia numerosi vantaggi. L’impronta di carbonio totale di un singolo e-reader è di circa 168 kg mentre per un libro cartaceo la cifra equivale a 7,5 kg; pur considerando la quantità di CO2 necessaria alla costruzione del e-reader, i vantaggi sono incontestabili. Ed i rifiuti? Pur non considerando che la carta è un bene riciclabile e la raccolta differenziata può aiutare moltissimo, ricordiamo che le discariche sono composte di circa il 26% di carta e l’industria editoriale comprende circa l’11% di acqua dolce consumata nei paesi industriali. Vogliamo aggiungere l’inquinamento causato dalla distribuzione? I camion che viaggiano avanti e indietro per spostare carta, cellulosa, libri; gli acquirenti per recarsi nei negozi; tutto smog risparmiato all’atmosfera.

L’ebook supporta ulteriori vantaggi, il prezzo decisamente più basso non rappresenta solo un risparmio per il lettore seriale, ma gli consente di poterne comprare di più, ed anche di osare la lettura di titoli che se dovesse acquistare a 15/20 euro, probabilmente tralascerebbe. L’ebook ha aperto le porte a scrittori che dovendo passare tutta la trafila della stampa e l’accesso sempre più improbabile agli uffici delle case editrici rinunciavano a ‘provarci’. Consideriamo poi la visibilità che puoi conferire ad un libro digitale tramite il web senza dover aspettare di vederlo sugli scaffali delle librerie.

Il libro digitale non occupa posto, non si perde, è disponibile sempre e ovunque tramite il cloud, non avrà il fascino e l’odore della carta, ma salva le foreste ed ha una evidente utilità pratica. Non si esaurisce, è sempre acquistabile, permette la ricerca al suo interno di frasi e/o parole.

È vero che la storia umana si fonda sulla scrittura ‘fisica’, secondo un recente studio della Stavanger University (Norvegia) l’assimilazione di un testo letto su ebook sarebbe decisamente più bassa rispetto alla lettura su libri di carta. Millenni di scrittura sulle pareti delle grotte prima, sul papiro poi per finire alla carta stampata, non si cancellano in pochi anni, le abitudini umane si devono sedimentare nel tempo per diventare consuetudini ed entrare nel dna dell’uomo.

23 agosto 2018

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/428926/lebook-a-salvaguardia-dellambiente/


Mattina M’illumino d’immenso – 3 parole e 27 caratteri per scolpire il momento

parole per 27 caratteri, 253 meno di un qualunque tweet, questo è servito al grande Ungaretti per scolpire indelebilmente un pezzo di letteratura. C’è chi di che ‘corto è meglio’, come se la qualità si potesse misurare con la quantità. Mangiare tanto vuol dire forse mangiare bene? I grandi chef sono caratterizzati dal fatto di fare piatti quantitativamente minimali, l’arte non si misura a peso.

Spesso leggiamo quelli che il lessico popolare identifica con il nome di ‘pipponi’, testi lunghi e noiosi, altre volte appaioni tweet, post, note, articoli, brevi, ma immediati, precisi, diretti, che vanno a colpire cuore ed immaginazione. Tempo fa una grossa agenzia newyorkese scatenò improvvisati fotoreporter per le strade di Big Apple, armati solo di smartphone, per catturare e pubblicare immediatamente momenti memorabili in cui fossero incorsi. Non era più la foto d’autore, tecnicamente perfetta, con milioni di pixel, a fare la storia, ma un’immagine istantanea, il fermo di un’epoca, sfocata, breve, diretta ed immediata.

Edgar Morin è un quasi centenario, illustrissimo, filosofo francese. Rispettatissimo ed autorevole scrittore di numerosi libri, è considerato un’icona della letteratura filosofale, ma è anche un appassionato fan e virale user di Twitter. Ora possiamo forse considerarlo un letterato quando scrive un tomo e viceversa un ‘perditempo’ quando usa il social restando nei limiti dei 280 caratteri? La sua grandezza non si misura in termini di inchiostro usato, ma nella bellezza delle sue parole e delle sue idee.

Ci sono ancora dubbi? Per fugarli addentriamoci nell’affollata categoria dei libri corti, quelli la cui caratteristica è di poter essere letti in un giorno. Troviamo vere e proprie pietre miliari della letteratura mondiale, ‘Il vecchio e il mare’ di Ernest Hemingway; ‘La fattoria degli animali’ di George Orwell, ‘Cuore di tenebra’ di Joseph Conrad; ‘Il piccolo principe’ di Antoine de Saint-Exupéry; e last, but not least, l’epico ‘Fahrenheit 451’ di Ray Bradbury, perché i libri sono meglio corti, che bruciati.

23 agosto 2018 

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/427709/mattina-millumino-dimmenso-3-parole-e-27-caratteri-per-scolpire-il-momento/ 




Se c’è rimedio perché te la prendi? E se non c’è rimedio perché te la prendi?

"Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione perché ti preoccupi?”.

Questa frase di Aristotele, ma attribuita anche a Confucio, è sicuramente di quelle che possono essere inserite nella lista delle ‘frasi segnanti’. Lungi l’idea di un fatalismo in stile ‘Città della Gioia’, ove risulta in tutta la sua dissonanza l’approccio attivo della comunità cristiana in rapporto a quello rassegnato della popolazione locale. Ma la frase tiene dentro di sé il segreto della vita serena e di un modo di affrontare i problemi positivo. Stante la rabbia che mi ha sempre posseduto, il fuoco che arde al mio interno, questo aforisma fa capire come sia totalmente inutile lasciarsi andare all’ira, meglio analizzare il problema da più angolazioni, magari usando il pensiero laterale.

Ma quanta bellezza racchiude questa frase? Quanta calma e controllo della situazione implica? Nel capolavoro dei fratelli Coen, ‘Il ponte delle spie’, Tom Hanks si rivolge spesso alla spia russa, il cui rientro a Mosca ne mette a rischio l’incolumità, chiedendogli “Non sei preoccupato?”, la risposta è sempre la medesima “Servirebbe?”.

C’è un senso in tutto questo? Tutto è relativo, quello che a prima vista può apparire come una sfortuna od un accidente, si potrebbe rivelare invece un’occasione, un fortunato caso. Perdere l’aereo e scoprire poi che la vacanza sarebbe stata un disastro, in aeroporto sicuramente vi lascerebbe andare alla rabbia più profonda, ma servirebbe? Che di fronte ad un accadimento nefasto ci si lasci andare alla rabbia è sicuramente normale, uno sfogo che viene naturalmente, ma che sia inutile è altrettanto certo. I casi sono e saranno sempre solo due, o hai una soluzione o non ce l’hai, in entrambi i casi aggiungere improvvidi sbalzi umorali di pressione non servirà ad altro che offuscare la corretta gestione dell’emergenza.

1 agosto 2018

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/421930/se-ce-rimedio-perche-te-la-prendi-e-se-non-ce-rimedio-perche-te-la-prendi/



Cerchi di solitario assenso nella società liquida

Nella sua primordiale accezione internet avrebbe dovuto essere un motore sociale, favorire l’interazione lo scambio, la condivisione, il termine stesso di ‘social’ riflette la natura di interscambio culturale, ma è andata veramente così? 

Quali sono le figure più nominate ed in vista oggi nel web? Gli ‘influencers’ e gli ‘haters’, pseudo-piazzisti di griffes prezzolati dai grandi marchi ed seminatori di odio professionisti. La natura stessa dell’idea di Berners-Lee è stata violentata, i misuratori della rete non fanno che segnare nuovi record nel livello di litigiosità degli utenti e delle socialità virtuali. Come si è giunti a questo?

Il like dato e tolto, le cerchie, i gruppi, le pagine, la conferma e la rimozione degli amici, follower e following, Zygmunt Bauman nel teorizzare la società liquida aveva già visto l’evolversi della virtualità. Ci stupiamo delle fake news? Perché? Vediamo persona senza titolo improvvisarsi massimi esperti di alimentazione, economia, politica, salute, Bauman aveva già predetto quello che è sotto gli occhi di tutti. Da cosa derivano queste verità assolute? Prendiamo in esame un gruppo di persone che si associano, la creazione dei rapporti nel web e sui social comporta che saranno simili, se all’interno di un gruppo qualcuno dissente, viene tolto, emarginato, accusato di idolatria. A questo gli appartenenti saranno tutti uguali, la penseranno nello stesso modo, un’idea espressa sarà accolta come verità assoluta da tutti e diventerà un dogma intoccabile. L’autore dell’idea si convincerà che il suo pensiero è verità assoluta in quanto tutti sono d’accordo con lui, in realtà il ‘tutti’ è un insieme di suoi simili, ma la sua fede diverrà incrollabile. 

Ecco create le brigate di assalto, permeati di armature di assoluta convinzione si attacca chiunque la pensi in maniera diversa, gli si riempie la bacheca di insulti ed accuse, il confronto tra idee diverse è sparito e vivono solo le verità assolute, le nuove tavole della legge. Avremo commercianti che discorrono di vaccini senza mai avere nemmeno fatto una puntura piuttosto che artigiani esperti di macro-economia, sovranisti e globalizzazioni.

In mezzo a questo oceano di odio e fazioni assolutiste quali possono essere le vie di uscita? Ne individuiamo almeno due, la chiusura del web per una settimana o anche un mese e rimandare le persone a parlarsi vis-à-vis, oppure ‘resistere, resistere, resistere’.

1 agosto 2018 - 

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/420668/cerchi-di-solitario-assenso-nella-societa-liquida/




10 Libri che vorresti portare su di una isola deserta, utili…

0 Libri da portare con te su di un’isola deserta. Questo è uno dei tormentoni più trendy di questi ultimi anni, e devo dire che ho trovato sempre questo topic a catena di Sant’Antonio, tra l’insopportabile e l’assurdo. Probabilmente se ti trovassi sopra un’isola deserta, più che dei libri, vorresti avere uno smartphone carico con campo per chiamare aiuto… Ma poi mi è venuto un pensiero, e se li scegliessimo utili? Proviamo a costruirci una possibile wishing list:

1) Sicuramente vorremmo avere il libro di McGyver, un manuale (reperibile in versione unofficial) che potrebbe sicuramente darci la possibilità di costruire un aviogetto con solo l’uso delle mani e di qualche palma. 

2) Il Manuale delle Giovani Marmotte, e potremo ricadere nei trascorsi giovanili riprovando ad accendere un fuoco con due legnetti, cosa che sicuramente mai ci era riuscita.

3) Il Boys Book per imparare a fare nodi e leggere il cielo, anche se in mancanza di corde dovremmo cercare liane sperando di essere finiti su di una isola tropicale, e leggere il cielo ci potrebbe solo confermare, se mai ce ne fosse bisogno, di essere sperduti sopra un’isola.

4) Il Manuale di Nonna Papera, praticamente indispensabile se vorrete festeggiare il vostro compleaRonno con una bella torta…

5) Chimicapisce? Un libro per cimentarsi negli esperimenti che a casa ci sono sempre stati vietati per paura facessimo esplodere l’avita magione.

6) L’isola misteriosa di Jules Verne, come non avere sottomano un libro che ti fa trovare un intero sommergibile dotato di tutti i comfort proprio sotto l’isola?

7) Robinson Crusoe, il capolavoro di Defoe non può mancare, anche se l’eventuale arrivo del Venerdì di turno porrebbe fine al paradigma dell’isola deserta che tale non sarebbe più.

8) Kon-Tiki, se Heyerdahl è riuscito a solcare l’oceano, anche voi avrete la possibilità di costruirvi una zattera e tentare di lasciare l’isola deserta prima che venga scoperta dal Club Mediterranée.

9) Le leggi di Murphy, questo è fondamentale, perché sia chiaro che se c’è anche solo una piccola possibilità che qualcosa vada storto, andrà tutto storto. E quando penserete che peggio di così non possa andare, andrà peggio (per le prove riportarsi ai punti 6 e 7).

10) La Bibbia, dato il dogma del punto 9 e che quindi tutto andrà male, che se arriverà un Venerdì questo sarà probabilmente un grosso ed affamato antropofago, che l’isola sarà priva di liane e palmeti, a quel punto, che siate già credenti o meno, l’unica ancora di salvezza che vi rimarrà, forse non per il corpo, ma sperabilmente per l’anima, non resterà che rivolgersi al primo libro stampato nella storia dell’umanità ringraziando mr. Guttenberg del fantastico dono che ci fece.

NdA: nell’eventualità che gli inestricabili percorsi della vita vi portino a dover vivere su di un’isola deserta, e nel remoto caso che riusciate a rientrare nel mondo civilizzato, siate così gentili da farmi sapere se questi 10 libri di sopravvivenza vi sono stati utili.

25 luglio 2018

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/419944/10-libri-che-vorresti-portare-su-di-una-isola-deserta-utili-2/ 





La fantasia fa crescere?

Bambini, ragazzi, cosa può stimolare la mente di un fanciullo più che l’avventura? Cosa spinge le persone a fare cose nuove ed a cercarsi nuovi obiettivi? Da grandi potrei citare la ‘noia’, argomento che ho già trattato in innumerevoli argomenti e fonte di studio, ma la noia può essere il motore anche nella ancora nitida dei un bambino?

Se dovessi citare  i libri che mi hanno formato forse non darei adito a voli pindarici, una letteratura a volte sottovalutata come quella salgariana, ma pensiamo alla meraviglia di un autore che ha descritto in maniera così mirabile posti mai visti, ricreando mondi che appaiono così reali da poterli toccare con mano. Chi non si è mai sentito un tigrotto di Mompracem in gioventù? E’ che quando dai la stura ad un barile di mosto questo comincia a fermentare, e dopo è difficile fermarne il bollore.

Ai tigrotti, ai misteri della jungla nera, agli inglesi cattivi che facevano la brexit ancor prima che nascesse l’Europa, si aggiunsero le avventure di Rocambole, ancora prima che rocambolesco diventasse sinonimo di stupefacente. Letture decisamente adulte, anzi adulterine come capitava spesso nelle pagine di Du Terrail. Dagli amori puberali e romantici di Salgari a quelli a tinte forti dei sobborghi parigini, e le donne iniziavano a mostrare tutta la loro complessità.

I moschettieri, ed anche qui amori difficili e donne perfide abbondavano, le trame tra Londra e Parigi, Buckingham Palace e la reggia di Versailles nuovo teatro di un Romeo e Giulietta in salsa nord-europea, avevano la meglio sulla carica dei 101, animaletti così noiosi da far fare il tifo a Crudelia De Mon. Altrettanto risultavano insopportabili leoncini combinaguai, elefantini volanti che nemmeno sotto l’influsso di anfetamine li puoi vedere, pesci che parlano, pifferai che passano il loro tempo a suonare per dei ratti e dotti accademici che cercano di trovare significati profondi in un suonatore che fa affogare topi.

Ma il colmo dell’assurdità ed il trionfo della noia assurgevano con testi quali il sommo Libro Cuore, con la sua maestrina dalla penna rossa che ti chiedevi in quale scuola fosse mai andato l’autore guardando la vecchia arpia che ti scrutava da dietro la cattedra, rigorosamente posta rialzata rispetto gli alunni. Per non parlare del Pinocchio, un bambino di legno fatto da un falegname, eventualità che rivaluta perfino i pargoli partoriti sotto i cavoli e le cicogne con il fagotto appeso al becco. I libri di Sven Hassel erano decisamente più realistici, sangue morte e distruzione sono patrimonio dell’umanità da sempre, molto più di immaginari pupazzi di legno che si trasformano in persone, molto più probabile che le persone si trasformino in mostri dal cuore di legno.

19 luglio 2018

https://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/418345/la-fantasia-fa-crescere




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