BADLANDS - La tentazione e il peccato - 1 - La legge a Badland

 

La legge a Badlands

Badlands è una cittadina tranquilla, non è dato sapere se il nome fu preso dalla canzone di Springsteen o se viceversa fu il Boss ad ispirarsi a questo angolo sperduto, ma mai nome fu più adatto ad identificare un luogo. In mezzo ad un inospitale deserto, dove finisce la polvere ci sono alcune colline con pascoli, la cittadina di Badlands vive di bovari e traffico di passaggio, trasporti diretti oltre confine, gente che vaga in cerca del proprio io anche. L’ordine e la legge sono assicurati dalla presenza dello sceriffo Doug Moser, una brillante carriera a Chicago stroncata da qualche mazzetta di troppo che ha causato più di un imbarazzo nel corpo di polizia, chiuso con soddisfazione da ambo le parti con le dimissioni della stella nascente del reparto investigativo e la sua discesa per un percorso sempre più teso al basso, finendo, di scalino in scalino, fino al polveroso ufficio da sceriffo di Badlands con un paio di aiutanti al suo servizio. In fondo era una vita tranquilla, nessun rischio particolare, al massimo qualche ubriaco da mettere al posto suo, la polizia della cittadina si limitava a fare qualche multa, a rompere la testa a qualche negro che alzava troppo il gomito, i pellirosse no, quelli alla città non si potevano avvicinare, Moser non li sopportava proprio. I placidi cittadini ed i maggiorenti erano contenti, i loro affari procedevano, Moser ed i suoi aiutanti chiudevano un occhio su certi traffici al limite del legale, facilitati dalla vicinanza del confine con i mangia-tortillas, per contro gli operosi cittadini, a cominciare dal Sindaco, non mettevano becco in quello che faceva lo sceriffo con gli stranieri.

Doug Moser era perplesso, fermo in piedi al centro della strada, guardò distrattamente una palla di salsola rotolare spinta dal vento passargli di fianco, i suoi due vice erano usciti per un giro di pattuglia e non erano più rientrati. Si chiese cosa potesse essergli successo, immaginò si fossero fermati da qualche parte con una sgualdrina o peggio dormissero ubriachi in qualche taverna russando come dei maiali. Si incamminò lentamente verso il centro del paese, era ora di una birra fresca, spinse i battenti del saloon, era troppo presto perché ci fossero ancora avventori, dietro il bancone vide Enrico. Il barman era arrivato qualche anno prima ed aveva rianimato il saloon con la sua verve latina, aggiungendoci qualche ‘extra’ per chi era disposto a spendere. Capitava che occasionalmente, per non dare troppo nell’occhio, quando tirava giù la serranda apparissero come d’incanto roulette e carte da gioco, per non parlare di certe ‘giochi’ che si potevano fare al piano di sopra.

“Ciao Enrico, come va? C’è mossa? Hai visto i miei vice? Non si fanno vedere da un pezzo quei due stronzi, stavolta mi fanno proprio incazzare!”, chiese lo sceriffo al barman.

“Ciao Doug, no, non li ho visti oggi, cosa vuoi che succeda qua? Si saranno fermati da qualche moglie insoddisfatta o staranno bevendo tequila in una stamberga! Se poi non si fanno vedere ti presento mio cugino, su a nord è rimasto senza lavoro, sarebbe perfetto per te. Per il resto solo sfighe, Eva se ne è andata, ecco a proposito di sfighe…”, aggiunse Enrico.

“Cazzo! Come se ne è andata?”, sbraitò lo sceriffo Moser, Eva era l’animatrice del piano di sopra, Doug si lasciò cadere su di una sedia, il suo programma serale era appena andato a farsi fottere.

“E’ così”, rispose Enrico alzando le spalle, ha avuto un cliente più difficile del solito, aveva già messo via un sacco di soldi, ha preso la sua roba e prima che potessi dire qualcosa era già per strada. Ho contattato una che deve arrivare, pare sia uno sballo, ma deve cambiare aria, mio cugino ne dice meraviglie, vediamo che succede”, ed allungò un boccale di birra ghiacciata allo sceriffo Moser.


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