Il Narratore e Il Corridore


Il tridente sulla calandra lanciava lampi di luce, colpito dal Sole all’apice della sua corsa, la Maserati nera con i vetri scuri attirò subito l’attenzione delle persone sedute nel dehors dell’elegante Luxury Lounge Bar di Montecarlo. Il discreto e minaccioso rombo del 12 cilindri continuò a pervadere l’aria con il suo suono ancora per un paio di minuti, senza che nulla si muovesse, attirando ancora di più l’attenzione, se possibile. Il motore si spense, una leggera tensione calò fra gli astanti, al percepire di un lievissimo ronzio che anticipava l’apertura delle portiere ad ala di gabbiano. Il lato passeggero era rasente il marciapiede, prospiciente lo sguardo delle persone sedute ai tavolini, l’interno buio dell’auto non rivelava i suoi occupanti, fino a quando il, o meglio la, passeggera decise di rivelarsi.

Due tronchetti lucidi neri si mossero agilmente dall’interno, poggiandosi sul marciapiede. Dalla lussuosa pelle delle scarpe italiane, sotto cui vibravano dei perfetti tacchi 12 di acciaio, che spandevano bagliori facendo rimbalzare i raggi del Sole, iniziavano due gambe scultoree. Inguainate in calze velate fumé, parevano uscite da una scultura greca di Venere. Un movimento di rara eleganza fece svettare una minigonna di pelle decisamente corta, seguì il resto della figura, un’autentica bellezza che dimostrava meno di 30 anni. Lunghi capelli biondi cadevano sulle spalle scoperte, un top nero ricamato in pizzo metteva in mostra un seno non eccessivo in misura, ma di forma invidiabile. Le due sottili spalline giravano sulle spalle sbarazzine. Gli occhi erano celati da un paio di occhiali Dior dalle lenti scurissime, al collo un girocollo con l’occhio di Horus fissava, indagatore, gli spettatori ammutoliti. La donna rimase ferma sotto un Sole abbagliante, apparentemente indifferente all’emozione suscitata, coi, con un sorriso appena accennato, quasi beffardo, conscia del potere magnetico che aveva accentrato su di sé, si diresse con movimento elegantemente sensuale, dondolando con perizia sui tacchi a spillo come se ci fosse nata, verso un tavolino su cui era posato un cartellino “Riservato”. Si sedette accavallando le lunghe gambe e regalando uno spettacolo indimenticabile agli altri avventori, cui regalò, finalmente, una radioso sorriso dai toni ironici.

Dal lato guidatore era nel frattempo uscito un uomo elegante, corporatura atletica, i capelli bianchi erano accuratamente pettinati all’indietro, anche se alcune ciocche si erano ribellate al pettine. Un completo giacca e pantaloni bianchi immacolati si univano a una costa camicia nera Calvin Klein, che si accoppiava a due mocassini neri di pelle morbida. I Ray-Ban Aviator a specchio impedivano di decifrarne l’espressione, ma nessun sorriso trovava albergo sulle sue labbra. L’uomo non si muoveva con la morbidezza della compagna, ma appariva nervoso, avanzando a scatti mentre si guardava attorno, come se cercasse qualcuno. Si diresse verso il tavolino già occupato dalla sua avvenente partner bionda, chinandosi in avanti le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei rispose con un cenno del capo, e l’uomo si allontanò verso un altro tavolo posto a ridosso della vetrata che delimitava il locale.

La situazione, per quanto insolita, pareva avere trovato un proprio equilibrio, stanchi di guardare la scena e discutere con le proprie inviperite compagne, gli ospiti del locale riportarono la propria attenzione nella sfera personale, il che fece passare in sordina il successivo arrivo. L’uomo, vestito con un anonimo completo grigio sotto un trench color sabbia, non era certo una personalità che tendeva ad attirare sguardi interessati. Il suo aspetto, quasi dimesso, era quanto di più ordinario si potesse immaginare, la borsa di pelle che reggeva con la mano sinistra mostrava il peso di anni e viaggi vissuti. Si riavviò i capelli castani mentre si dirigeva stancamente verso il proprietario della Maserati seduto in fondo locale, giunto di fronte al tavolino si tolse gli spessi occhiali da vista per pulirne gli occhiali, non disdegnano di gettare uno sguardo interessato alla dea bionda che si godeva sole e sguardi poco distante da loro. Il nuovo arrivato si sedette di fronte al guidatore, lo fissò rivolgendogli la parola: “Buongiorno, sono Il Narratore, mi pare abbiamo un appuntamento!”

L’uomo lo fissò da dietro le lenti a specchio per un tempo che parve interminabile, poi rispose, “La aspettavo, da dove vuole che cominci?”
“Dall’inizio direi, non le pare?”, chiosò Il Narratore con un tono leggermente irritato.
“Bene, come vuole, si metta comodo! Tutto cominciò molti anni fa, ero un modesto meccanico con la passione per auto che non potevo permettermi, e nemmeno sapevo guidare molto bene”, ammise. “La mia vita scorreva senza tanti sussulti, tra voglie non soddisfatte e malinconie, vedevo arrivare da me persone che avevano auto lussuose e non le apprezzavano, donne bellissime che non mi degnavano di uno sguardo non ritenendomi alla loro altezza. Senza rendermene conto mi riempivo di rabbia, il rancore verso il mondo saliva avvelenandomi ogni giorno di più. Una sera tutto quello che mi portavo dentro esplose, avevo in officina una Ferrari, me l’avevano affidata per un normalissimo tagliando, qualcosa, un demone, preso il controllo e mi fece fare qualcosa di cui mi sarei dovuto pentire tutti i giorni della mia vita, successivamente”. Qui cadde il silenzio.

Il Narratore aveva tirato fuori un librone dalla borsa quando l’altro uomo aveva cominciato a raccontare la sua storia, scriveva freneticamente di continuo riportando le parole del suo occasionale compagno. All’improvviso silenzio reagì alzando lo sguardo verso il suo dirimpettaio esortandolo a proseguire, “Vada avanti, la prego”.

“Ero rimasto solo in officina, la tentazione fu troppo forte, presi le chiavi della Ferrari e mi sedetti al posto di guida, la sensazione era incredibile. Improvvisamente non ero più uno dei tanti, ma un guidatore famoso, un corridore acclamato dalla gente e adorato dai fans, desiderato dalle donne più belle del mondo, mi sentivo un dio! Misi in moto e assaporai il rombo del motore, che sensazione inebriante! Azionai la porta del garage e partii nella notte, spingevo sull’acceleratore, sempre di più, guardavo le lancette del contagiri e del contachilometri spingersi verso destra ed era come una droga. Sfilavo tra palazzi e i pochi passanti ancora in giro, curvavo facendo stridere i pneumatici, non c’era limite a quello che mi sentivo in grado di fare”. Altra pausa.
“E poi?”, lo esortò Il Narratore fissandolo con la penna sospesa a mezz’aria.
“Ci vuole così poco a passare da un estremo all’altro, superare il limite e cadere nell’abisso”, la testa dell’uomo era rivolta verso l’alto, come se cercasse un’assoluzione che non arrivava. “Sbucai su un rettilineo ampio e sgombro da ostacoli, decisi di spingere al massimo. Sentii la spinta del motore esplodermi dentro, era come essere in gran premio di F1, ma invece ero nel centro della città, dove vivono persone, dove si muovono, anche quando non lo pensi. Il semaforo era rosso, ma non ci detti peso, ero preso solo dalla mia adrenalina, la vidi solo all’ultimo e non potei evitarla…”

“Cosa successe?”, esortò Il Narratore, “vada avanti, la prego”
“Una ragazza, vestita di nero, probabilmente tornava a piedi da una festa, non saprei, la colpii in pieno senza quasi rendermene conto, andavo oltre i 200 kmh, nessuno sarebbe potuto sopravvivere. Cercai di sterzare, ma la presi lo stesso di striscio, la vidi volare e atterrare con un violento botto. Mi sarei dovuto fermare, ma non ero in me, ero terrorizzato rendendomi conto di quello che avevo fatto, della situazione in cui mi ero andato a infilare, accelerai e sparii a tutta velocità verso l’officina. Vi arrivai con il cuore in gola, una volta dentro controllai l’automobile senza pensare a quello che avevo fatto.”, una lacrima gli scese lungo la guancia, “Trovai solo un paio di segni quasi invisibili che tolsi senza problemi, nessuno mi aveva visto, almeno pensavo, controllai che fosse tutto a posto e andai a casa mettendomi a letto, pur senza riuscire a dormire”
“Non tocca a me dare giudizi, io mi limito a prendere nota, sono Il Narratore”, spiegò l’uomo vestito di grigio, “ma quindi cosa successo in seguito? Immagino ci sia un poi…”
“In realtà non successe nulla di rilevante al momento, sui giornali lessi che era stata trovata una giovane ragazza morta, investita da un’auto pirata, ma non c’era nessuna traccia che potesse portare all’identificazione del colpevole. Il proprietario della Ferrari venne a ritirarla e tutto, quindi, pareva a posto, a parte un paio di problemi”
“Ovvero?”
“La mia coscienza che mi faceva sentire in colpa, ma non sufficiente a farmi costituire, e il ricordo di quanto era stato esaltante trovarmi alla guida, il sentirmi un corridore professionista acclamato e tutto il resto, avere un senso nella propria vita che non fosse limitato a una squallida e grigia sopravvivenza”
“Immagino, ma se nessuno aveva visto nulla, perché ci troviamo qui oggi?”
“I giorni passavano, come prima tutti uguali, in seguito ho ipotizzato che mi osservasse e attendesse che la disperazione e la noia avessero pieno potere su di me.”
“Mi scusi, di chi stiamo parlando?”
“Si presentò come Il Mercante di Anime. Un giorno lo trovai a sedere nel mio ufficio, vestito completamente di nero, capelli con il gel tirati a lucido, sorriso accennato, occhi brillanti con un baluginio rosso acceso. Sul momento pareva uno dei tanti clienti strani che capitano a volte sul lavoro”
“Conosco il soggetto, cosa successe fra di voi?”
“Gli chiesi il motivo della sua presenza, questo che le dico ora fu il nostro colloquio”
“Sono qui per lei, mi pare che le piaccia guidare le auto veloci, in particolare le Ferrari…”
Rabbrividii pensando mi avesse visto e mi volesse ricattare, “Non so di cosa stia parlando, mi creda, non ho Ferrari, magari”, farfugliai con il cuore in gola.
“Stia tranquillo, non sono qui per denunciarla, nemmeno per ricattarla”, mi rispose senza nessuna intonazione o minaccia.
“Non capisco quindi cosa voglia da me”
“Non mi interessa quello che ha fatto, non sono in cerca di giustizia, ma di anime”
“Se è pazzo o in vena di scherzi sappia che non ho tempo da perdere”
“Le è piaciuto guidare un’auto da corsa vero? Mi ricordo la sua espressione alla guida, le piacerebbe essere un corridore famoso invece di vivere qui no?”, il suo sguardo si rivolse verso le pareti del mio squallido ufficio con disgusto.
“Essere un corridore è il sogno di tanti”
“Un sogno così grande da farle dimenticare la ragazza investita?”
“Non so di cosa stia parlando…”, mormorai.
“Glielo ho detto, non mi interessa quello che ha fatto, ne risponderà a suo tempo eventualmente, vorrei sapere solo se le piacerebbe essere DAVVERO un corridore famoso?”
“Stiamo parlando di niente, non ho nessuna speranza di esserlo”
“Potrei renderlo possibile, se lei fosse disposto a pagarne il prezzo”
“Cos’è? Una specie di dottor Faust? Vendo la mia anima per il successo e la gloria? Queste sono cose da film di quart’ordine”
“Non le chiedo questo, ha ragione”, rise, “quella storia è leggenda, ma non penserà che tutto sia gratis, no? Lei cosa sarebbe disposto a scommettere, a dare per tornare a sentirsi vivo?”
Il ricordo di quella notte tragica mi esplose dentro, come mi ero sentito, la gioia che avevo provato, senza pensarci risposi di getto, “Sarei disposo a tutto”
L’uomo in nero di fronte a me estrasse un’agenda dalla tasca, mi sorrise mentre l’apriva, poi prese una stilografica dal taschino e scrisse il mio nome in fondo alla pagina, alla prima riga vuota che trovò. “Bene, direi che ci siamo detti tutto”, si alzò, i suoi occhi erano come la lava rovente, “le auguro un buon proseguimento”, uscì dal mio ufficio senza aggiungere altro, non lo vidi mai più.

“Interessante, una storia decisamente particolare da raccontare, sono ansioso di sapere il resto”, ribatté Il Narratore.
“Il giorno dopo mi telefonò una famosa scuderia automobilistica, a quanto pare gli avevano fatto il mio nome, mi proposero di andare da loro a fare un test. Accettai incuriosito ed entusiasta, anche se convinto che non mi avrebbero mai preso, mi sbagliavo. Feci il record della pista e fui assunto nel team, improvvisamente il mondo mi si apriva davanti. Ma come mi aveva detto Il Mercante di Anime, per tutto c’è un prezzo da pagare. La mia era una famiglia grande e unita, nella nostra grande magione vivevamo con i nonni e i genitori. La sera tornai a casa felice, non vedevo l’ora di annunciare la notizia, cosa che fece e iniziammo a festeggiare, ma anche se sul momento non ci feci caso, mia nonna era improvvisamente diventata più vecchia.”
“Più vecchia? In che senso?”, chiese Il Narratore.
“Come se da un giorno all’altro avesse preso almeno 5 anni, ma data l’età detti la colpa all’anzianità, mi sbagliavo anche stavolta. Nei giorni seguenti iniziò la mia carriera nel mondo delle corse, continuavo a inanellare numeri eccellenti, il mio nome iniziò a correre tra gli addetti. Ma man mano che il mio successo aumentava, la salute di mia nonna calva; anzi, la salute andava bene, non soffriva, ma ogni giorno che passava era come se invecchiasse di un anno. Mentre lei si raggrinziva e piegava vieppiù, io arrivai a correre la mia prima gara, vinsi trionfalmente, ma mia nonna morì la sera stessa. Aveva 89 anni, ne dimostrava 110.”
“Lei non collegò le due cose?”
“Sul momento no, poi il successo è inebriante, non ti rendi conto di quello che ti succede attorno e che accade alle persone che ti circondano. Iniziarono ad arrivare soldi, titoli dei giornali, interviste, deve capire che è come essere proiettati in una dimensione diversa, dove vivi in una sorta di bolla. Donne bellissime, che non avresti mai sognato nemmeno nelle tue migliori fantasie, mi cercavano di continuo. Andavo a feste lussuose in posti da sogno, quando tornavo a casa non perdevo tempo a notare cosa mi circondasse. Non mi accorsi che anche mio nonno invecchiò rapidamente, se ne andò anche lui la stessa sera di una mia grande vittoria in pista.”
“Le due cose erano collegate? In che modo? Lei lo capì come e quando?”, domandò incuriosito Il Narratore.
“Dopo i miei nonni, la stessa sorte toccò a quelli di mia moglie, lei mi guardava sempre più stranamente. Il mio successo stava rovinando il nostro rapporto, ma doveva sospettare qualche cosa, se non quando la triste sorte toccò ai nostri nonni, la cui età avanzata poteva giustificare il declino, sicuramente nel momento che la tragica sorte iniziò a interessare i nostri genitori.”
“Sta scherzando?”
“Purtroppo no, non si ammalarono, ma invecchiavano rapidamente, e nessun esame o medico spiegarono la cosa in termini clinici. Non avevano nessuna malattia, si spegnevano rapidamente. Iniziai a comprendere che il mio successo era legato alla privazione della loro vitalità”
“Pare incredibile, cosa fece di fronte a questo?”
“Nulla, il che mi rende ancora più colpevole. Compresi che il mio successo, tutto quello che componeva la mia fortuna, la mia ricchezza, la mia gloria, si alimentava delle vite altrui, delle persone che mi stavano vicino e amavo. Ma amavo ancora di più quello che mi era stato donato, era come una droga, scacciavo il pensiero che ogni vittoria, ogni donna, ogni assegno, costava qualche anno di vita ai miei cari.”
“Non cercò di fermare il tutto?”
“Non potevo, non volevo, anche se avessi voluto, non avrei saputo come fare, non avevo nessun modo di contattare il Mercante di Anime, la mia strada era tracciata, e nulla avrebbe potuto fermare la macchina lanciata a tutta velocità. Io ero diventato Il Corridore, e nulla poteva essere diverso”
Il Narratore si fermò a osservarlo perplesso, come inquadrare una persona del genere? “Lei si alimentava degli altri, la cosa non la turbava? Smettere non è mai stata un’opzione quindi?”
“Il successo è un virus che non lascia scampo, quando mi trovavo tra le braccia di una donna come quella che mi accompagna stasera, ogni pensiero e rimorso svanisce. Quando mi sedevo al volante tutto scompariva e rimanevo solo io e l’adrenalina, la brama della vittoria, la fame da soddisfare. Andai via di casa per non essere vicino ai miei parenti, lasciai mia moglie, prima che lo facesse lei, pensando di salvarli, tutto fu inutile. Il successo si alimenta delle persone che ami, tu cresci, loro si consumano nella tua ombra, ora sono rimasto solo. Vorrei salvare almeno la mia compagna di stasera, e le persone che amerò, o meglio amerei, e ucciderei, in futuro”

Il Narratore e Il Corridore rimasero in silenzio a fissarsi per un tempo indefinito, poi l’uomo in grigio fu il primo a rompere il silenzio, “Lei si rende conto di cosa significhi per lei rompere tutto questo ed evitare ulteriori azioni di questo tipo?”
“Me ne rendo conto, ho fatto male a tante persone fino a oggi, è ora di chiudere il conto”
“Se è sicuro e assolutamente certo che questo sia quello che vuole, deve firmare qui sotto il suo racconto, che ho appena finito di trascrivere”, sentenziò Il Narratore girando verso di lui il librone pieno di righe vergate in piccolo e bella calligrafia in corsivo.
Il Corridore fissò la pagina per non meno di 5 minuti, poi afferrò di scatto la penna e siglò il suo nome sotto il racconto scrivendolo nervosamente. Poi girò nuovamente il librone verso l’uomo in grigio. “Ecco fatto!”
“Vorrei dire che è stato un piacere conoscerla, ma dare giudizi non è mio compito, io sono solo Il Narratore”, chiosò l’uomo riponendo il librone nella sua borsa di pelle consunta. Poi si alzò e senza aggiungere altro si diresse fuori dal dehors allontanandosi stancamente.
Il Corridore lo osservò tristemente andarsene, poi reclinò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi per sempre.

MAURIZIO DONINI

 


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