Il Demone Incanto, guardiano della Prima Porta dell'Inferno di Amore

 


Amore? Chissà, forse esisteva davvero, Mick non ne aveva idea, ne aveva letto da giovane, dove c’era sempre un grande amore, l’eroe o semplice uomo che fosse incontrava sempre quella che veniva definita la donna della sua vita. Aveva incontrato ed avuto tantissime donne negli anni, sempre fuggevoli, mai capaci di catturare completamente la sua attenzione. Ognuna di esse gli aveva donato qualcosa, ma nessuna aveva mai fatto scattare l’interruttore, bellissime, sensuali, spesso interessanti, colte, ma mai una che potesse essere la definitiva. Si era quindi convinto con il tempo che in realtà l’amore raccontato da poeti e narratori fosse qualcosa di astratto, utile a riempire le pagine, a contare storie, ma che la realtà fosse ben diversa.

La palestra è sempre un ottimo posto dove incontrare, spesso gli era capitato di fare conquiste tra un esercizio e l’altro, un giorno si stava allenando assieme al suo amico Charlie, quando lo sguardo gli cadde su una nuova arrivata. Non era giovanissima, ma al posto della freschezza innocente delle ventenni aveva il fascino scuro delle quarantenni, un ovale perfetto, i capelli biondi, un fisico scolpito, minuta, ma perfetta. Era sul tapis roulant che correva, Mick non potette evitare di ammirare i suoi fianchi muoversi ritmicamente, era sensuale senza rendersene conto, si girò ed un paio di occhi azzurri profondi come il mare ed alimentati dall’azzurro di un cielo terso incrociarono i suoi. Fu un attimo, esattamente in quel preciso attimo Mick comprese che l’amore esisteva e lui era perso, quello che ancora non sapeva, ma avrebbe poi imparato a sue spese, era che l’amore ti fa attraversare sette porte infernali, e non poteva vedere il Demone Incanto, guardiano della prima porta, sogghignare beffardo.

“Carina quella nuova lì in fondo”, osservò Mick rivolgendosi al suo vicino di panca, con cui aveva stretto amicizia, cementata dal peso dei bilancieri che spostavano senza sosta in palestra.
“La biondina?”, rispose in tono interrogativo Charlie, “già provato, e sai che a me non resistono, niente da fare, inaccessibile, bellissima ed inaccessibile. Poi guardala, si copre come una suora”, aggiunse scuotendo la testa. “Vuoi mettere con quella?”, indicando una morettina i cui movimenti sulla panca mettevano in piena mostra l’elastico di un perizoma che prometteva meraviglie ai fortunati.

Finita la sessione di giornata Mick si regalò la classica doccia ristoratrice, asciugato, rimesso in ordine si guardò allo specchio rimanendo soddisfatto di quello che vedeva, era in forma e curato malgrado il tempo che passava. Preso il borsone in mano passò la tessera magnetica sui tornelli uscendo dalla palestra ed entrando nel parcheggio riservato, il posto sicuramente valeva il prezzo mensile sopra la media. Davanti a lui vide la donna che l’aveva colpito prima, da una gonna di jeans al ginocchio si vedevano due gambe perfettamente tornite, rimase affascinato dalla sua maniera di camminare. Calzava un paio di stivali scamosciati marrone scuro sui cui tacchi pareva danzare, avanzava percorrendo un’immaginaria linea che conduceva alla sua auto parcheggiata, donandole un’andatura terribilmente sexy, cosa che contrastava con il suo aspetto chic e conferiva all’insieme qualcosa di unico.

Non si sarebbe mai avvicinato, non osava nemmeno interrompere l’incantesimo creato dal quel mellifluo e regale incedere, ma evidentemente un angelo, o un demonio forse, decise di intervenire facendole scivolare, senza che lei se ne accorgesse, il foulard a terra. Mick attese un attimo per capire se la donna se ne fosse accorta, poi vedendo che continuava a camminare assorta senza dare segni, si mosse velocemente raccogliendolo da terra ed avvicinandosi a lei, “Mi scusi, signora”, gridò quel tanto da attirare la sua attenzione.
La donna si girò con un movimento plastico, lo guardò con un’espressione tra l’interrogativo ed il preoccupato, “Sì?”, chiese guardandolo. La voce era calda e flautata, lì per lì capì che stava infilandosi in un nido di vespe, “Le è caduta questa?”, le disse porgendole la sciarpa.
Lei rimase un attimo attonita, poi si aprì con un sorriso radioso, Mick percepì il suo profumo assieme al pericolo che lei rappresentava, “Grazie mille, non me ne ero accorta, fra l’altro ci tengo particolarmente, molto gentile”, espresse avvolgendosela intorno al collo. “Grazie ancora, arrivederci”, aggiunse girandosi per dirigersi alla sua auto.
“Mi scusi”, la richiamò Mick, “questo profumo, che ha addosso, se posso, è incredibile, come si chiama?”
“Ma davvero lo vuol sapere? Angel di Thierry Mugler”, rispose con un piccolo lampo negli occhi, enormi, azzurro profondo come i mari tropicali.
“Angel? Un profumo perfetto per un angelo…, avrei dovuto immaginarlo”, le rispose Mick con il suo miglior sorriso, sogghignando divertito, “Posso chiederle anche il nome prima che vada via?”
“Il nome? Il mio? Perché lo vuole sapere?”, chiese.
“Perché o sei la donna più bella del mondo, o io ho viaggiato poco”, risposi approfittando di una nota citazione da film.
“Grenys”, rispose lei, poi con ultimo sorriso ed una strana espressione divertita sul viso, si girò aprendo la sua auto.

Mick rimase come inebetito a fissarla mentre lei saliva con grazia al posto di guida, rapito nell’estasi dell’amore, non poteva notare il Demone Incanto che gli spalancava la prima porta dell’Inferno ridendo. 



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