LEGAMI DI SETA

 

Sentì l’uomo stringere i due legacci di seta nera, il nodo esercitare una leggera pressione sui suoi polsi. Aveva seguito le istruzioni in maniera dettagliata, si era presentata all’indirizzo segnato con solo la lingerie addosso, balconcino e perizoma di pizzo rigorosamente neri, calze autoreggenti, tacchi a spillo, sopra uno spolverino chiuso in modo da celare la bellezza al suo interno. Nella busta ricevuta c’erano due chiavi, dal taxi si avvicinò al portone ed usò la prima per aprirlo ed accedere all’atrio. Un palazzo antico, con affreschi sulle pareti, cancellate che portavano per delle scalinate ampie, seguì le indicazioni e salì per quella che l’avrebbe portata all’appartamento. Arrivò fino al secondo piano, sulla sinistra c’era un tavolino con sopra una pianta grassa ed una busta, la prese, poi con la seconda chiave aprì la porta dell’appartamento ed entrò. Era completamente immerso nel buio, le finestre chiuse, le luci spente, solo alcuni led rossi permettevano di muoversi senza problemi, pur impedendo di vedere l’interno a parte delle vaghe sagome di mobili ed arredi. Sempre seguendo le istruzioni girò a sinistra nel corridoio e poi si fermò sulla soglia della camera in fondo a destra. Si tolse il soprabito appendendolo ad un pomolo a muro restando solo con la biancheria intima, aprì la busta presa all’ingresso, ne divaricò i lembi e ne estrasse il contenuto. Appoggiò la busta su un mobiletto a lato e studiò il contenuto, se la rigirò tra le mani perplessa, era una maschera di cotone, lasciava scoperta la bocca, ma occludeva gli occhi, andava calata dall’alto in moda che chi l’indossava fosse impossibilitato a vedere nulla. Si chiese se accettare il tutto fosse stata la scelta giusta, rimase indecisa un attimo se abbandonare il luogo e rientrare a casa o proseguire, poi si infilò la maschera entrando in camera da letto. Si aiutò con le mani per stendersi sul letto al centro della stanza, ed ora era lì, legata per i polsi alla testata del letto con due foulard di seta, si chiese ancora se fosse stata una scelta assennata. Poi sentì qualcuno entrare nella camera.

Erano varie scarpe quelle che sentiva picchiettare sul parquet della stanza, oltre la persona che l’aveva legata ne erano arrivate sicuramente altre, un mormorio sommesso riempiva la stanza, stavano commentando, una musica di sottofondo faceva da tappeto ai commenti. Si avvicinarono, “Bellissima, perfetta, veramente superba”, questi erano le parole che le arrivavano all’orecchio. Sentì due mani toccarle le cosce, ebbe un sussulto, scesero lentamente fino alla balza delle auto-reggenti fermandovisi un momento per poi proseguire. Il tocco era leggero, ma con abbastanza pressione da provocare una sensazione intensa, So di essere osservata, sento le loro mani che mi sfiorano, due di loro mi prendono le caviglie, le sollevano leggermente passandovi sotto quelli che capisco essere altri foulards, poi con un rapido movimento li sento fissare ai piedi del letto, ora sono completamente immobilizzata ed in loro balìa, posso solo augurarmi che le promesse fattemi siano vere.

Sento ancora delle mani toccarmi, sentono i miei seni, uno si insinua sotto il perizoma, provo una fitta intensa mista a timore e piacere. Uno degli uomini presenti mormora qualcosa, poi sento un rumore metallico, ancora mani che mi toccano, qualcosa di freddo e metallico si appoggia al mio petto, tremo sentendole giocare sulla mia pelle, comprendo trattasi di forbici. Si avvicina posizionandosi fra i seni, due dita sollevano il laccetto che unisce le due coppe del balconcino, un clic secco delle lame tranciarlo di netto, facendo saltare il contenimento che mi riparava. Ora i miei seni sono alla vista di tutti, la cosa mi provoca un brivido, senza rendermene conto mi inarco provocatoriamente alzando i capezzoli vero l'alto. Mi chiedo cosa mi sta succedendo, non mi sono mai comportata in questa maniera, sto superando ogni mio limite. Alcuni mugugni soddisfatti mi fanno capire che i presenti stanno apprezzando lo spettacolo loro offerto, alcune mani si posano sui miei capezzoli e li toccano avidamente, poi è la volta delle loro bocche, diventano fauci roventi che me li consumano con dolce affanno, inizio a tremare come una foglia.

La musica diventa ancora più alta, mi rendo conto che l’hanno alzata per stemperare i miei gemiti sempre più forti, cosa accadrà adesso? Ancora mani sui miei fianchi, sento nuovamente che mi toccano, mi indagano, giocano con l’elastico del mio perizoma, poi ancora il freddo delle lame che si adagia sul mio ventre, l’elastico viene sollevato e le forbici compiono nuovamente il loro lavoro, un clic secco e via, gli slip vengono aperti, ora il mio sesso è liberamente disponibile. Mi chiedo per l’ennesima volta cosa mi è preso, un gioco inaudito per una come me, sempre chiusa in e morigerata, ora chi sono?

Varie mani si posano sul mio ventre, mi scendono tra le gambe, giocano sulle mie cosce, tremo sempre di più, il mio respiro diventa affannoso, loro comprendono e mi iniziano a toccare nell’intimo, ci giocano, ne sono diventati i padroni incontrastati, il piacere inizia a devastarmi, la musica si alza per far tacere le mie urla sempre più forti. Tremo e urlo, di gioia, ancora e ancora e ancora, fino ad emettere un ululato selvaggio che squassa la stanza. Poi il silenzio.

Sono esausta, spossata, la musica tace, passi che si allontanano, una porta che si apre e si chiude varie volte, facendo solo un sommesso rumore. L’ultimo percepisco che prende le forbici per un’ultima volta e le usa per recidere i legami di seta che mi avevano avvolta nel letto. Poi anche lui abbandona la stanza mentre io chiudo gli occhi lasciandomi andare, e andare, e andare, il buio ristoratore che tutto ripristina.
Mi sveglio, mi guardo intorno, non è la stanza buia che mi ricordavo, la camera è la mia, il letto quello semplice dell’Ikea che uso tutti i giorni, lavoro e famiglia, addosso non ho indumenti erotici tagliuzzati, ma il mio solito largo pigiamone da casa. Scuoto la testa e mi alzo per andare in bagno, arrivata sulla soglia della camera mi giro in dietro un attimo, la camera è la mia, ma dai quattro angoli del letto pendono, mozzati, quattro foulards neri di seta.

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