The Devil's Lady

Tramonto guardò Devil e gli disse"Il tuo sguardo mi fa paura, sembra che vuoi divorarmi", Devil con tono suadente Le disse "E' solo perchè ogni volta che TI guardo è come se TI vedessi per la prima volta....", "Mi fai paura" stizzita per quanto lusingata rispose Tramonto, "Vattene, non voglio vederti mai più!!" quasi strillò. Devil
rimirò l'affusolata figura della sua preda, sembrava un puledro imbizzarrito e, se possibile, la cosa lo eccitava ancora di più, "E sia" pronunciò, "ma puoi vietare al mio corpo umano di starti vicino, forse, ma non puoi proibire ai miei pensieri di inseguirti in ogni dove ed invadere la tua mente, non puoi impedire al mio spirito di
attraversare muri, fendere cieli, valicare montagne, per unirsi al tuo, non puoi bloccare il mio cuore perchè smetta di battere allo stesso ritmo del tuo!!", girò lentamente attorno a Tramonto soffiando lievemente con il suo alito sulle spalle di tramonto e quasi stordendola con il suo profumo demoniaco ed inebriante, "ci rivedremo presto mia piccola Gioia" ed in un lampo svanì accompagnato da una melodia senza tempo.

Devil avanzava sicuro tra le navate del castello, nessun rumore di passi risuonava, era come se il suo corpo fosse sollevato qualche centimetro da terra ed in effetti non si vedeva movimento di passi nei suoi piedi, il suo abito cangiava di colore ad ogni navata ed ognuna si illuminava al suo passaggio, un suono di organo accompagnava il suo movimento in un crescendo di note. Il corridoio sboccò infine in un grande salone circolare dove, nella parete di fronte, vi era uno scranno in pietra decorato con facce di animali e visi umani con espressioni che andavano dallo stupito al terrorizzato, un sorriso indefinibile gli donò espressione al viso mentre prendeva posto dove solo lui poteva farlo, appena seduto il trono in pietra riverberò di luce rossastra e Devil chiuse gli occhi aumentando al massimo la concentrazione su ciò che si accingeva a fare. La sua mente si liberò dal corpo, uscì in cielo si fermò un attimo come annusando la direzione giusta da prendere, un filo invisibile la guidava verso il suo bersaglio, rapida come una saetta schizzò luminosa zigzagando gioiosa fra monti, valli, palazzi, passando tra gli umani come un soffio rovente appena percepibile, si fermò su di un cornicione fondendosi nel vetro della finestra, tanto invisibile quanto presente, la sua preda era lì, lo sguardo di Devil percorse con bramosia ogni singolo centimetro di Tramonto, l'aveva chiamata Tramonto perchè dopo di lei ci poteva essere solo il buio, migliaia di secoli e centinaia di spose erano dentro di lui, un'affannosa ricerca della sposa perfetta che aveva finalmente trovato, pace e dannazione, peccato e redenzione, era lei, era Tramonto.
Con un balzo entrò nella stanza, invisibile e presente, Tramonto lavorava al suo computer, il display lampeggiò tremolante, lo scossò innervosita, il sogno della notte passata l'aveva ancora sconvolta, Devil, o meglio il suo alone, le girò attorno, le lisciò i capelli color del grano, si inebriò al profumo della sua pelle il cui colore ambrato gli ricordava le dune del deserto africano, con la bocca si avvicinò al suo collo, percorse le sue spalle con un lievo soffio caldo, scese fino ai piedi per risalire e fermarsi a sondare l'azzurro infinito dei suoi occhi profondi come gli abissi dove amava a volte rifugiarsi cercando pace e chiari come i ghiacci ai primi raggi di sole, ignota a tutto questo Tramonto percepì solo lievi correnti, brividi inspiegabili nell'atmosfera artificiale del locale, prese in mano la tazza di tè lasciandolo subito cadere fragorosamente sul tavolo, era bollente, rimase stordita, era fredda poco prima, cosa le stava accadendo?
Devil rise silenziosamente e fragoramente, un sorriso soddisfatto gli animò il volto, si beò un'ultima volta dei tratti perfetti del viso di Tramonto, si riempì del profumo inebriante della sua pelle e con un guizzo svanì.
Tramonto volava ad altezze inmisurabili, sopra di lei il cielo aveva tutti i colori del mondo, era leggera, si librava fatua, più che il volo di una possente aquila o il cacciare di un falco era una tortora, libera e sperduta, minacciata e insicura, valli e monti si susseguivano sotto di sè, il tutto era di una bellezza senza fine, vedeva vette innevate, ruscelli scorrere nei prati e torrenti impetuosi scendere dai monti, volava veloce e libera, gioiosa, tranquilla, vide foreste immense e bellisisme e virò verso di esse, ammirava e riconosceva misteriosamente ogni albero, ad un certo punto il bosco si divise in due sui lati facendo apparire uno spiazza enorme, una radura, un prato verde perfetto luccicante come di rugiada ghiacciata, un'unica stonatura stava al centro, una figura altera, riconobbe il suo incubo, la sua tentazione, la sua felicità, la sua dannazione, cosa ci faceva anche lì, nel suo rifugio segreto? Cercò di cambiare direzione, niente, per quanto si sforzasse non riusciva a girare nè a destra nè a sinistra, non poteva fermarsi nè arretrare, una forza inesplicabile, arcana ed invincibile la traeva inesorabilmente a sè, di sotto vide il sorriso beffardo di Devil illuminargli il viso, i suoi di un blu irreale, ammaliante, brillavano come due diamanti purissimi, tutte le sue forze erano impegnate a contrastarlo, la lotta fra cedere e fuggire era devastante, Devil alzò le braccia verso di lei.
Tramonto si risvegliò con un sobbalzo che la fece trovare seduto di scatto, era madida di sudore, il cuore batteva a mille, le tempie pulsavano, il silenzio della casa di notte era gonfio di sibili per lei, ancora lui che l'ossessionava, che non la lasciava in pace, che l'avvolgeva in una tela di ragno di mille tentacoli, cosa voleva ancora da lei? Per quanto ne rifuggisse continuava a sentire i suoi occhi che le penetravano fino in fondo all'anima, giù, dove a nessuno aveva mai permesso di arrivare. Sentiva il calore del suo corpo scaldarle le ossa contro ogni sua difesa, se l'era trovato lì con lei un giorno, apparso all'improvviso, malgrado l'abito bianco immacolato, i riccioli biondi che incorniciavano un viso dai tratti quasi femminei, gli occhi di un blu splendente, ma con un luccichio particolare, emanavano lampi brillanti e, ne sentiva esattamente l'effetto, arrivavano a vedere ovunque, un sorriso beffardo aleggiava continuamente a dare espressione e la metteva decisamente a disagio.
Arrivando in vista del grattacielo ove aveva sede la ditta per cui lavorava, fu colpita da qualcosa di diverso, non mise subito a fuoco di cosa si trattava, ma nella rigida bellezza uniforme delle vetrate che si lanciavano verso il cielo, una piccola imperfezione, o meglio una perfezione maggiore, risaltava nel muro di cristalli tutti uguali. Realizzò che corrispondeva esattamente alla finestra del suo ufficio, un cristallo di 12 metri quadrati che riluceva, rispetto agli altri adiacenti, come colpito da tutti i raggi del sole assieme, impossibile non notarlo. Presa dal nervosismo affrettò il passo entrando di corsa nell'atrio e lanciandosi nell'ascensore proprio un attimo prima che le porte si chiudessero. Arrivata al piano uscì a passo veloce cercando di non dare nell'occhio e salutando i colleghi che incontrava nel tragitto. era sicura di notare sguardi strani verso di lei e cercò di non farvi caso, entrò nel locale che condivideva con altre 3 colleghe e lì, si fermò guardando fuori, il vetro era così lucido e brillante da risultare quasi fastidioso, la skyline appariva nitida come mai si era vista, riflessi cangianti di azzurro baluginavano sulla superficie donando all'ufficio un aspetto decisamente gradevole, dovette ammettere a sè stessa. Naomi si avvicinò esclamando sornione, "sapevo che il ragazzo delle pulizie aveva un debole per te, ma deve avere lucidato questa finestra allo sfinimento per avere questo risultato!!". Tramonto colse al volo la comoda via d'uscita che le era stata offerta rispondendo "dovremo decisamente ricordarci di lui a Natale!!".
Ancora nervosa ed agitata si sedette alla sua scrivania, buttò un occhio sul tavolo accingendosi ad accendere il pc e quasi cadde all'indietro vedendo la targhetta con il suo nome, al posto di Cregius Clyro (un nome che rispecchiava perfettamente le sue origini irlandesi), spiccava a caratteri di fuoco, in corsivo crestato, Tramonto, nella seconda riga almeno la dizione Area Commerciale era rimasta. La rabbia le salì dentro come lava nel condotto del vulcano, nel frattempo il computer si accese da solo e partì in sottofondo la sua canzone preferita e, come stupirsene a questo punto, Lui era lì che la fissava, gli occhi color degli abissi piantati nei suoi, solito sorriso beffardo, sguardo che non si poneva problemi nel farsi vedere scorrazzare senza freni sulla scollatura del suo abito. Rimase paralizzata per un attimo, si girò verso le colleghe, ma non ne vide nessuna, "Le ho mandate a prendere un caffè cara" soffiò con voce suadente Devil, indossava un abito azzurro tenue che faceva perfetto pendant con gli occhi, "mi ero accorto che il vetro era leggermente sporco ed ho pensato ti facesse piacere apprezzare meglio il panorama, che ne dici?". Tutta la rabbia le esplose in un attimo, cercò di usare il tono più gelido che aveva, ma si accorse che le riusciva più faticoso, anzi quasi impossibile, in realtà quello che riuscì ad emettere era qualcosa di decisamente frammentato, "Non ti permettere mai più di intrometterti nella mia vita, non voglio avere niente a che fare con te!!", Devil le girò dietro così veloce e silenzioso che lei neanche catturò il movimento, "Sai che non è possibile Gioia", il soffio caldo del suo respiro dietro l'orecchio la fece rabbrividire, "sei mia da ancora prima che nascessimo, e", rise di un riso che aveva origini in tempi così lontani da essersi persi nella memoria degi uomini, "io di anni ne ho parecchi...."; una ventata come di brezza si fluttuò per un attimo sospesa, poi sentì le voci delle colleghe dietro di lei.
Devil riaprì gli occhi, il trono di pietro su cui era seduto smise di brillare, gli abiti che indossava cangiarono di coloro variando dall'azzurro tenue ad un giallo quasi elettrico, era soddisfatto, l'aveva vista volare a sè e solo all'ultimo era riuscita a resistergli, purtroppo neanche i suoi poteri potevano consentirgli di averla contro la sua volontà. Con la mente riandò alla prima volta che l'aveva vista, nei suoi vagabondaggi giornalieri tra gli umani, sorrise pensando che ancora pensavano che si aggirasse per il mondo cercando di portargli via le anime, era entrato nel suo ufficio per una delle attività con cui impegnava il suo tempo, certo non  era il bisogno di denaro che lo spingeva, ma il vincere la noia di passare attraverso i secoli era quanto mai difficile. Appena l'aveva vista aveva capito, una frustata di adrenalina, sempre che questo fosse possibile anche nel suo corpo, gli aveva percorso tutto il corpo, era Lei, il cui nome era stato scritto in libri così antichi che solo pochi eletti ne conoscevano l'esistenza, un nome che era stato vergato accanto al suo molto tempo prima che nascesse, l'aura rosa che la circondava non lasciava adito a dubbi, visibile solo a lui, malgrado centinaia di spose avessero costellato la sua esistenza solo Lei era Tramonto, l'ultima e la prima, l'unica.
Come d'incanto la parete dietro di Lei svanì, poi seguirono le altre, infine tutti i piani superiori, alla sua vista rimase solo Lei, tutto intorno il cielo era dipinto con tutti i colori del mondo, una musica mai suonata invase l'aria, improvvisamente ogni tassello dell'immenso puzzle andò a posto, tutto trovò una sua collocazione, il suo infinito, finora senza successo, peregrinare, era finito, guardò in alto verso un punto a lui solo visibile e sorrise pensando a quanti sforzi avevano fatto per nascondergliela, ma per questo ci sarebbe stato tempo.
La visione svanì e il reale si riappropriò del presente, Lei lo fissava e disse gentilmente, ma dal tono era evidente che era la seconda volta che poneva la domanda, "chi cercava? posso aiutarla?". Trattenendo a stento una risata e rispondendo con un sorriso la scrutò, per un attimo in silenzio, era la cosa più bella che avesse mai visto e per chi aveva visto tutto era stupefacente, "direi assolutamente di sì" Le rispose.
Mentre girava l'angolo da cui avrebbe visto il grattacielo del suo ufficio, Tramonto era decisamente nervosa, dopo la sorpresa del vetro splendente ed il sogno assurdo della notte precedente non sapeva cosa aspettarsi e se aspettarsi qualcosa o se il tutto era parte di un sogno nel sogno, aveva da poco visto un film sull'argomento, era possibile che stesse ancora sognando? Vedendo che la parete di cristallo era assolutamente uniforme, senza difformità, si sentì più tranquilla, forse tutto era finito e non l'avrebbe più tormentata, lo sforzo di svegliarsi mentre lui, da cui era tanto attratta quanto voleva allontanarsi, l'aveva svuotata. Entrando dalla porta a vetri però capì che qualche cosa non andava per il verso giusto, tutti si giravano verso di lei sorridendo, di quei sorrisi che lasciano sospesi, affrettò il passo ed entrò nel proprio ufficio e lì rimase come congelata, esterefatta, faceva fatica a credere a quello che vedeva, ma i visi delle colleghe che la guardavano sorridendo non lasciavano adito a dubbi sulla realtà di quello che vedeva. Mazzi di tulipani erano ovunque, costellavano ogni angolo dell'ufficio, il suo fiore preferito, come faceva a saperlo? Riandò con il ricordo al primo incontro, gli aveva chiesto cosa poteva fare per lui, poi educatamente si era alzata in piedi per ascoltare la sua risposta ed, chissà dove e come, era inciampata finendogli addosso, facendosi scudo con le mani per parare la caduta si era appoggiata sul suo petto e ne aveva sentito un calore innaturale, il suo corpo scottava in maniera indicibile, ma non solo questo l'aveva sconvolta, sentirlo era stato come se improvvisamente si fossero aperte porte che avrebbero dovuto restare invece chiuse, per un attimo ebbe la sensazione che la sua stessa essenza passasse in lui e viceversa sentì entrare in lei un brivido  indefinibile, si staccò da lui facendo appena in tempo a sentire che passava dal caldo estremo ad un freddo gelido e salvandosi, almeno per ora.
Neanche per un attimo aveva ipotizzato potesse essere una sorpresa di suo marito, la cui indifferenza e noncuranza nei suoi confronti non la stupiva più, e chi altri poteva fare ciò che lui? La sua fida amica e collega Nancy le disse "beh se anche questo viene da parte del ragazzo delle pulizie come il vetro di ieri, dovrai fargli qualcosa di più di un bel regalo!!". "Chi li ha portati?" riuscì a mormorare Tramonto, "c'è un biglietto?". "A quanto pare sono stati portati qui prima che aprissimo" rispose Nancy, "ho chiesto in portineria e non hanno visto entrare nessun fattorino, e non so quanti ce ne sarebbero voluti per portare tutto questo, devono avere vuotato l'Olanda per Te!!! A quanto pare hai uno spasimante segreto, veramente speciale, e che conosce bene i tuoi gusti cara, me ne vuoi parlare?". "Giuro che non ne so niente Nancy", il profumo dei tulipani sovrastava perfino l'asettica atmosfera del climatizzatore.
Tutto intorno a lei vedeva ombre scure che si allungavano sul pavimento ed in alto verso le pareti, grandi finestroni ad arco erano sui muri fra una navata e l'altra e facevano entrare una fioca luce senza, inspiegabilmente, lasciar vedere l'esterno. Dov'era? Cosa stava succedendo? Sogno o realtà per assurda che fosse? Tutto quello che le era successo negli ultimi giorni le aveva fatto miscelare assieme quello che era reale e quello che che non lo era, lei, solitamente così razionale e pragmatica, non riusciva più a discernere precisamente il mondo che la circondava. Un lieve soffio alla sua destra la fece girare di scatto, e lo vide, come poteva dubitarne? Gli occhi scrutatori, uno sguardo che la avvolgeva in un bozzolo di passione, il solito sorriso beffardo sul volto, le braccia conserte cone le mani, affusolate e decisamente belle, erano le uniche parti visibili chiaramente visto che indossava un abito completamente nero. Questo le fece venire in mente che non solo non sapeva dove si trovava, ma neanche come era vestita, uno sguardo veloce a sè stessa la paralizzò, era a piedi nudi e coperta solo da una sottoveste di seta nera.
Lui si avvicinò dicendo, con la sua voce sempre calma e suadente, "Buonasera Tramonto, ben arrivata nella mia modesta casa, spero sia di tuo gusto".
"E' buio, troppo, chi sei? Perchè sono qui?" fu la sola risposta che riuscì ad articolare mentre cercava di coprirsi con le mani.
Uno sguardo verso l'alto che Devil fece e d'incanto fiotti di luce tenue e rassicurante entrarono dai finestroni inondando le navate, che si susseguivano in corridoi senza fine, "così va meglio? Alla seconda domanda potrei dirti che mi hanno chiamato, e continuano ad inventarne di nuovi, con molti nomi, per adesso il mio preferito è Devil, se a te non spiace ovviamente", rise in modo argentino muovendo la testa all'indietro. Le si avvicinò senza rumore, si chinò verso di lei, "sei bellissima e quanto mai seducente mia Tramonto, ma non hai niente da temere da me se non di scoprire quanto si può essere felici."
"Io lo sono già", ribattè pur sapendo che mentiva a sè stessa e, anche se non capiva come, era sicura che anche Devil lo sapesse, "devi starmi lontano, perchè mi tormenti", cercava di contrastare il sentore che aveva con tutte le sue forze, ma il brivido che provava avendo il suo corpo così vicino la incitava a toccarlo, resistette, Devil con un movimento quasi impercettibile delle mani le scostò le ciocche di capelli che erano scese sul suo volto, Tramonto percepì con forza il calore che le sue dita emanavano malgrado il tocco fosse stato lievissimo ed una scossa le percorse tutto il corpo. "Sei un demonio" balbettò, "Devil, un diavolo, sei il male,  non ti voglio, vattene per favore, lasciami in pace, fammi tornare a casa, non tormentarmi più". "Diavolo? Male? Io?", la risata di Devil fu fragorosa, "credi ancora veramente alle favole, ai racconti, alle saghe che hanno costruito, che ci siano angeli buoni e angeli cattivi? Pensi forse che io abbia nel seminterrato gironi come il vostro Dante ha così mirabilmente descritto? Immagini forse che qui sotto io mi diverta con pentoloni e fiamme? Arrostisca dannati e cose del genere? E che invece lassù in alto ci sia il bene assoluto?", Tramonto lo guardò, era visibilmente divertito e, in una certa maniera, rassicurante, "Perchè io?" ripetè, "Come facevi a sapere dei tulipani e della musica? Che altro sai di me?". "Quante domande tutte assieme", le girava intorno continuando a fissarla come se volesse divorarla,le fece scorrere un dito lungo la schiena che era coperta solo dalle due sottili bretelline della sottoveste, "ho amato le tue spalle dal primo momento che le ho viste" pronunciò soddisfatto, "in quanto al resto, tu perchè sei tu, perchè sei sempre stata tu da quando il mondo esiste in quanto tale, siamo stati uniti in epoche arcane, anche se l'impegno per non farci incontrare è stato notevole, tu perchè, mia cara, quando guardo TE vedo mondi incantati, vedo vette aguzze coperte di ghiacci la cui bellezza può essere paragonata solo alla tua, vedo valli percorse da fiumi, vedo mari in tempesta, vedo placidi laghi, torrenti impetuosi e ruscelli brillanti, e vedo stelle brillanti come i tuoi occhi azzurri come il cielo che ci circonda.", improvvisamente tutto svanì e si trovò sospesa in un cielo assurdamente infinito, nuvole veloci le passavano intorno, una luce inebriante era ovunque, in questo bellissimo vuoto c'erano solo lore due, si accorse che se non era precipitata nell'abisso sottostante di cui nemmeno vedeva il fondo, era solo perchè i suoi piedini erano puntati sui piedi di Devil. Emozione, colpa, sublime idillio e senso del pericolo estremo che correva con questo essere infernale le percuotevano la mente, "ti prego, lasciami" mormorò riuscendo nuovamente a contrastare l'impulso che sentiva, "e sia mia signora, per adesso, ma ci rivedremo presto.", rispose Devil, un attimo dopo si ritrovò nel suo letto, sudata, confusa, eccitata,
Il visitatore era seduto di fronte alui su di un ceppo di quercia tagliato con innaturale precisione, completamente calvo e con solo un largo pantalone color oro addosso, il viso ostentava una calma minaccia inespressa, Devil se l'aspettava questa visita, il tutto non poteva passare senza lasciare tracce. Seduto nel suo scranno di pietra, appariva a suo agio come se fosse invece su di un morbido divano, Fece passare uno sguardo noncurante su Ephraem senza dargli particolare attenzione  aspettando che consegnasse il messaggio di cui era sicuramente latore, "Non avresti dovuto farlo Devil", disse, "sai che la sua volontà era che non vi incontraste,", sfidarci non ti aiuterà, neanche tu puoi permetterti tutto". Il trono si illuminò di rosso baluginante segnando l'ira montante, a stento trattenuta di Devil, "ho vagato per millenni in mondi e tempi senza fine, adesso che l'ho trovata niente potrà evitare l'ineluttabile!! Puoi tornare dal tuo padrone dicendo che nessuno si permette di dirmi cosa e come farlo!!". Ephraem girò di scatto la testa verso di lui facendo crollare improvvisamente una delle navate circostanti, fiotti di buio entrarono nella stanza, "Attento Devil, per adesso è solo un avvertimento, ma ricordati che siamo sempre ovunque." con un movimento praticamente invisibile a qualunque occhio umano, Devil si pose a pochi millimetri dal viso dell'intruso "Vattene!!" gli intimò mentre la navata riappariva come d'incanto ed un attimo dopo nella stanza era di nuovo solo.
Le corsie del supermercato apparivano tutte uguali a Tramonto, la giornata era, finalmente scorsa senza sorprese, anche i sorrisini e le allusioni in ufficio erano diminuite, l'ennesimo inquietante sogno della notte scorsa e gli eventi inspiegabili di questi giorni l'avevano posta in uno stato di ansia e, stranamente anche, curiosità, il Diavolo o Demonio o come si voleva far chiamare Devil? Ma figuriamoci, fra le sue passioni aveva letto tanti libri e visto films sull'argomento, Angeology, Constantine, il mistero, il mondo dei vampiri, la demonologia erano argomenti che l'avevano sempre affascinata, ma il tutto era confinato nella fantasia. La realtà era quella che le avevano inculcato fin da piccola, inferno e paradiso, il bene e il male, gli angeli e i demoni, figuriamoci, eppure....
Fece per mettere una confezione di cereali nel carrello per accorgersi che c'erano già, "sono proprio fuori" pensò, poi al bancone ordinò delle verdure grigliate, "ne vuole ancora signora? Non andavano bene le altre? Era poco? Vuole che ne aggiunga?", si accorse che la scatola trasparente contenente le sue verdure faceva bella mostra di sè nel carrello, "no mi scusi, mi sono sbagliata" disse pensando che era proprio distratta. Doveva ancora trovare del cedro particolare che era solita acquistare per quanto difficile da trovare, percorse tutta la corsia senza vederla, innervosita iniziò a brontolare riguardo le continue mancanze degli addetti, "Cercavi questo mia adorata Tramonto?", era lui, lì di fianco a lei, apparso come dal nulla, in mano la confezione che cercava e che sembrava a lei introvabile, rimase di sasso, "grazie, ma mi so arrangiare", disse mentre comunque la prendeva per porla nel carrello, la scossa elettrica che avvertì nel breve contatto conseguente al passaggio di mano fu tangibile, i loro occhi si incrociarono per quanto lei cercasso di evitarlo, ma quelli di Devil erano due calamite che non le davano tregua, due segugi che la braccavano in ogni dove, vide distintamente che scendevano come serpenti partendo dalle sue labbra, lungo il collo per poi perdersi nella sua scollatura, li sentì come se fossero vivi e li avesse davvero addosso. "Scusami, ma non ho tempo per questi giochetti, devo finire la spesa e andare a casa.", "Beh direi che il primo dei tuoi problemi mia cara l'abbiamo gi risolto....", il carrello era già pieno con tutto quello che doveva comprare ordinatamente riposto come era usa fare lei. Sentì per un attimo un tocco lievissimo, quasi intangibile, delle sue labbra sul collo, e si ritrovò nella corsia da sola con la spesa fatta.
Lui si guardò attorno, la sua figura era imponente, una folta barba bianca gli incorniciava il volto severo, gli piaceva prendere la forma che gli uomini gli avevano creato con la loro immaginazione, era al centro di una sala il cui pavimento continuava, senza soluzione di continuità, in un lago apparentemente infinito ai cui orizzonti non si vedevano rive, in ogni angolo della sala c'era una colonna di marmo bianco che si ergeva così alta da non farne intravedere la sommità. Ephraem gli stava dinanzi, ossequioso, aveva appena recato la risposta di Devil, il viso di Lui aggrottato non lasciava presagire nulla di buono, "Dunque si crede superiore ai miei voleri,", disse, "pensa di poter fare ciò che vuole", nubi nere si addensavano tra le colonne, il suo potere era senza limiti, tranne quelli designati dall'equilibrio universale che governava tutto e che nessuno, nemmeno Lui, poteva infrangere, quell'equilibrio che consentiva che la sua, la loro stessa esistenza, che dettava poteri e servitù, ben al di là del bene e del male. Anche se così era stato scritto in epoche remote, sicuramente doveva esserci un errore, un fraintendimento forse? Una donna con uno di loro? Cosa sarebbe potuto succedere all'equilibrio?
Cregius "Tramonto" era sul divano, la tv era accesa, ma neanche la guardava, dopo l'ennesimo litigio Henry era andato in camera al computer come oramai accadeva sempre più spesso la sera, e lei voleva guardare uno dei vecchi films che tanto le piaceva e che amava periodicamente rivedere. Le scene che oramai conosceva a memoria passavano nella solita sequenza commuovendola come sempre, Clint Eastwood e Meryl Streep erano strepitosi, i due attori erano di schiena nello schermo, si girarono, e Tramonto si raggelò, invece del viso intagliato nel legno di Clint c'era, beato e sorridente, quello di Devil e al posto di quello intenso della Streep c'era il suo, cercò di spegnere la tv mentre si mordeva le labbra per non urlare, niente da fare, il telecomando non voleva saperne di funzionare. "Bello vero?", sobbalzò sentendo la voce venire dalla seduta del divano al suo fianco, era lì!! Ancora!! "Spero la sorpresa ti sia piaciuta mia Tramonto....", il tono della sua voce era, come dire, angelico se il termine può essere appropriato in questo caso. "Mio marito è di là, vattene o lo chiamo.", intimò, "ti ho già detto, chiunque tu sia o qualunque cosa tu sia, di sparire dalla mia vita!!". Devil le si avvicinò, morbido e veloce come un felino, gli occhi che la spogliavano, sentì il suo innaturale calore, il battito del suo cuore, come era possibile, il cuore? Doveva essere una magia oppure tutto era una ben costruita messinscena, ma di chi e perchè? "Se anche potesse non credo sarebbe molto interessato, Gioia, e comunque, malgrado tutto quello che sono, io non posso costringerti, se sono ancora qui è perchè in realtà tu lo vuoi", la bocca di Devil si avvicinò pericolosamente a quella di Cregius, poteva sentire il suo respiro, era questo forse il famoso respiro del diavolo? "Sei un diavolo!!" mormorò, il corpo di Devil le premeva leggermente sui seni facendola tremare, cosa le succedeva? La sua vita era di là, di sopra, cosa le stava capitando? Con questo essere poi? Si sentì proiettare in un vortice, un abisso senza fine pieno di luci, cristalli e marmi le scorrevano intorno velocissimi creando un turbinio di luci, si trovò in cima ad una torre assieme a Devil, non si vedeva la terra sotto di loro, solo questa torre, tutto intorno un cielo di un azzurro splendente senza neanche una nuvola ad intaccarne la perfezione.
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Il lavoro scorreva piacevole e monotono come sempre, Cregius riempiva velocemente e con efficienza le varie slides della presentazione che stava realizzando, i tulipani erano stati raggruppati in mazzi qua e là che rallegravano l'ambiente senza disordine, la cosa strana era che continuavano a profumare come se fossero stati appena colti e nemmeno tendevano a seccarsi. Le ultime notti erano trascorse senza traumi o sogni a turbarle, forse tutto era stato un brutto periodo irreale ed ora era passato. "Cregius," riconobbe la voce del Direttore che stava entrando nel suo ufficio assieme ad un'altra persona, si alzò subito in piedi girandosi verso i nuovi arrivati e, quasi non riusciva a crederci, anche se oramai tra reale e irreale le era sempre più ostico, lui era lì con il suo Direttore, la guardava con aria serafica come se fosse la prima volta che la vedeva, poi d'improvviso una luce più blu dell'azzurro dei suoi occhi si accese e come una lama la sentì entrare dentro di lei e scavare, scavare, non potè impedire al suo cuore di aumentare le pulsazioni, si sentiva agitata ed indifesa, perchè questo? "Il signor Jean DeVille vorrebbe fare affari con noi Cregius, e sono affari molto importanti e a quanto pare sono proprio afferenti al tuo settore, deve ripartire presto ed ha a disposizione solo oggi, so che è all'improvviso, ma lui ci tiene tanto e io conto su di te, te la senti oggi?". De Vil, questo era il colmo, non riuscì a non sorridere, "De Vil ha detto?", gli si rivolse con tono leggermente sarcastico, "De Vil" ripetè, mi sembra di averlo già sentito, "certo signor Direttore, nessun problema, farò del mio meglio" assicurò.
"Come ti sei permesso di fare questo?" sibilò Cregius a Devil, se un diavolo ha mai potuto avere uno sguardo angelico questo era sicuramente il caso di Devil in questo momento, "mia Tramonto," rispose girandosi verso di lei, "come avrei potuto non farlo?". "Ti ho già detto di starmi lontano chiunque tu sia o finga di essere, se lo venisse a sapere mio marito....", "Ma Gioia, sta proprio per telefonarti adesso lui, non sarà una cosa lunga, è molto occupato....". Il cellulare di Cregius squillò, era proprio Henry che la chiamava, un gesto di Devil fece apparire magicamente un'immagine dai contorni sfumati dove si vedeva chiaramente come Henry fosse in quel momento a pranzo assieme ad un'avvenente donna bruna inguainata in un abito rosso, "Cara come va?", disse Henry, "scusami se sono di corsa, ma sono in mensa e si sente poco.", Cregius avvampò lo sguardo divertito di Devil, "non c'è problema, ci vediamo stasera." gli rispose con tono deciso. Chiusa la comunicazione fissò la figura a fianco, Un demonio senza dubbio, se umano o uscito da chissà quale inferno non era dato di sapere, ma i suoi occhi non le davano tregua, sotto il loro incalzare si sentiva avvampare ed un calore perverso le scorreva dentro, "non ti sopporto", gli sibilò, "Vuol forse dire che mi ami Tramonto?".
"Cosa dobbiamo fare adesso?", rispose voltandosi altrove, "mi chiamo Cregius, perchè Tramonto?",
"Sei l'ultima di tante, sei il sole che cala e la luna che sorge, sei il sole che incontra la luna, sei le stelle della notte e i lampi del giorno, sei colei il cui nome è stato scritto accanto al mio fin dalla nascita dell'infinito, sei l'oggi e il domani, la risposta ad ogni domanda, il perchè di qualunque cosa, sei Tramonto, e adesso forse sei anche affamata", concluse ridendo in una maniera talmente spontanea che anche lei non potè fare a meno di unirsi al momento.
"Immagino tu sappia già dove andare,", chiese, "Mia Tramonto, ovviamente sì", intorno a loro si materializzò una sala ristorante con tavoli che sopra avevano solo vasi di fiori pieni di tulipani, uno solo, posto a fianco di una finestra, era apparecchiato per un pranzo, fuori dalla finestra si poteva ammirare un mare bello come non si era mai visto la cui perfezione era interrotta solo da un promontorio che riluceva sotto i raggi di uno splendido sole. Tramonto era sbalordita ed affascinata, che altro poteva aspettarsi? Devil le scostò la sedia facendola accomodare, ovviamente non ci fu bisogno di ordinare nulla, tutti i suoi piatti preferiti, da portate varie di sushi freschissimo a frutti di bosco dal gusto eccellente arrivarono in perfetto ordine come per magia. Scoprì durante il pranzo che Devil era un conversatore gradevolissimo, conosceva tutto e tutti, anche se non capiva mai quanto fosse serio e quanto la prendesse in giro, "Ti assicuro cara che lo sbarco di Colombo quando scoprì la vostra terra riuscì a commuovere perfino me,",
"Dai smettila di prendermi in giro, Colombo? E' stato oltre 500 anni fa!!"
"Come fosse ieri, cara, come fosse ieri....", sorridendo aggiunse, "e ti potrei raccontare alcuni dettagli che non ti sogneresti...."
Il tempo volava via fra un racconto ed una battuta, all'improvviso Cregius si riscosse, "Cielo è tardissimo, devo tornare in ufficio, mi staranno cercando ovunque,",
"Non ti preoccupare,", affermò Devil, "vedrai che non ci sarà nessun problema....", un attimo dopo lei era seduta alla sua scrivania, il suo Direttore stava di fronte a lei con un sorriso come non gli si era mai visto ed un plico di carta in mano, "E' stata superlativa Cregius, uno dei migliori contratti mai avuti, non me ne scorderò!!", le assicurò girandosi per tornare nel suo ufficio all'ultimo piano.
10
La notte era oramai diventata un appuntamento fisso, sogno o incubo? Piacere o dolore? Timore o ardimento? Dilaniata tra i sensi di colpa che questi incontri virtuali le provocavano ed il contemporaneo piacere dell'evento che toccava il suo lato più nascosto ed intrigante, ogni notte la stessa domanda, verrà o riposerò? Ignara che proprio questa notte avrebbe scoperto mondi e cose di cui nessuno era a conoscenza.... Il risveglio era stato improvviso e tranquillo, si alzò, la casa era buia e silenziosa nella quiete notturna, uno sguardo fuori dalla finestra le mostrò una luna calante dai toni rossastri, le fronde degli alberi erano innaturalmente immote,la sensazione che qualcosa di strano stava accadendo le si incollò addosso come una seconda pelle,si girò di scatto come se sapesse già cosa avrebbe visto, e come inconsciamente si aspettava lui era lì, pacificamente affondato nella sua poltrona preferita, il viso bianco avorio era per metà illuminato dalla luce lunare che entrava dalla finestra posta al suo fianco, inspiegabilmente anche l'altra metà era opalescente, le labbra piegate a metà da un lato gli davano un'espressione beffarda che faceva risaltare ancora di più l'innaturale brillare dei suoi occhi di ghiaccio, un brivido la scosse in tutto l'arco della schiena facendola arretrare di un passo. Con un movimento tanto veloce quanto impercettibile Devil si pose di fronte a lei sfiorandola con tutto il corpo, il freddo calore che emanava era tangibile, "Vieni" le disse prendendole le mani, prima che potesse proferire parola si trovò catapultata in cima alla Torre Eiffel, sgranò gli occhi, la ville lumière si stendeva chiassosa e scintillante sotto di loro, si guardò attorno accorgendosi che le altre persone presenti sulla terrazza erano immobili, congelate in un momento senza tempo, "Perchè tutto questo?" gli gridò con voce stridula, "tu sei il male, un demonio dannato," era furiosa, "io non sono così, ho una vita normale, retta, amo il bene e la luce, tu sei oscurità e terrore, torna da dove sei venuto ovunque sia il posto dove stai!!".
Il sorriso di Devil si trasformò da beffardo ad amaro, le labbra presero una piega opposta,il colore della pelle cangiò dal candore al rossastro mentre gli occhi lanciavano lampi di rabbia, "Bene, Male, che ne sai tu? Te lo hanno insegnato a scuola? Lo hai letto nei sacri testi della chiesa? Cosa ne sai di chi sono i buoni e i cattivi? Sei così ingenua mia Tramonto, pensi forse che nei tuoi pochi anni di vita di avere già il sapere tra le mani? Io ho attraversato epoche, vita, morte, sono tutto e il contrario di tutto!!", il tono della voce di Devil si era alzato mentre lingue di fuoco saettavano tutto intorno al pinnacolo della torre e in basso la vita scorreva come se niente fosse.
"E' la verità che ti inquieta mia amata? Vuoi conoscere la verità? Il mondo prima di noi non era così, eccolo!!", con la mano destra disegnò uno svolazzo che tagliò l'aria a fette, le luci della città sparirono,il cielo si schiarì, Palais Chaillot svanì in un boato di rumore tra nuvole di polvere, nubi velocissime attraversavano il cielo tutto intorno a loro rendendo impossibile distinguere alcunchè, come era venuta la nebbia e il fumo si dissolsero in un imbuto, colline, foreste e corsi d'acqua ci erano formati intorno alla base della torre che appariva adesso altissima, Tramonto volse lo sguardo in basso e mise a fuoco una scena dai toni apocalittici, un esercito come neanche nei peggiori incubi si poteva immaginare avanzava passando tra due colline, fantasmi bianchi galoppavano su cavalli alati, demoni rutilanti vomitavano fuoco dalle fauci, aquile scarnificanti stridevano feroci nel cielo, nel mezzo la Regina dei Ghiacci guidava fredda e determinata le orde urlanti e con la sua mente ed il suo sguardo magnetico portava solitudine e devastazione nelle menti di chi le si parava davanti, nel mentre anime dannate cercavano affannosmente i propri corpi persi mentre il grifone bifronte gonfiava il petto nutrendosi dell'odore della paura. La visione era quanto di più terribile la mente umana potesse immaginare, Tramonto volse lo sguardo attorno al campo di battaglia, su di una collina sul fianco vide Sebastian e Gombo osservare esterefatti la scena attorniati da un nugolo di piccoli folletti biondi mentre il cane dalle 7 teste balzava furioso di zolla in zolla.
Scheletri danzanti intonano un sabba attorno ad un cipresso rinsecchito, una nave priva di equipaggia e con le vele stracciate bordeggia sul lago, la Regina dei Ghiacci avanza impeterrita tra capanne in fiamme e campi devastati seminando lacrime dove prima c'erano sorrisi, Sebastian e Gombo scendono dalla collina acquattandosi tra le folte felci del bosco mentre i piccoli folletti biondi rientrano nel cavo delle querce. Il serpente degli abissi esce dall'acqua avvolgendosi alla nave fantasma e alzando la testa al cielo espelle la rossa lingua biforcuta urlando tutta la sua rabbia.
La Regina dei Ghiacci si aggira tormentata nella sua Torre d'Avorio, il suo desiderio di distruzione non trova pace, emette ventate gelide che spazzano la valle, Sebastian rabbrividisce quando ne viene colpito e si accuccia a terra con Gombo per scaldarsi assieme, dallo stagno escono grandi rospi bicornuti che emettono miasmi fetidi mentre le ninfee appassiscono di colpo, avvoltoi con quattro ali spazzano il cielo tuffandosi in picchiata verso terra per divorare carogne, branchi di elefanti neri fuggono verso i confini in cerca di salvezza. Genti spezzate, donne terrorizzate, bambini piangenti, villaggi distrutti, ruscelli secchi lanciano sulla riva pesci disperati, a nord il crudele Raldit gode alla vista del disastro. Sebastian, seguito dal fido Gombo, raduna i folletti biondi con i ricci al vento e striscia nei campi spazzati dal gelo della Regina dei Ghiacci cercando di allontanarsi, il cane dalle 7 teste li precede scansando bolidi infuocati che cadono dal cielo. In una radura al centro della scena infernale Follia incontra Incostanza e si abbracciano tra folgori fluttuanti sotto al sorriso di Tenebra, mentre Sebastian piange.
Completamente sudata, Cregius o Tramonto che sia, non sa più neanche lei quale sia il suo nome ed il suo ruolo, si agita cercando di risvegliarsi senza riuscirvi, le immagini evocate da Devil l'hanno sconvolta come non mai, adesso lui è sparito e lei si trova in una landa desolata, il deserto sotto i suoi piedi brucia in maniera insopportabile, ma stranamente non avverte dolore, l'odore acre del destino ristagna come una cappa pesante ed opprimente, una musica senza tempo generata da lontano la accompagna mentre si cammina verso la montagna che delimita il deserto, imponenti pareti di roccia si pongono di fronte a lei, poi si aprono mostrandole un'immensa porta levigata ai cui fianchi due enormi gargoyle rabbiosi e ansimanti fanno buona guardia. Al suo apparire le rintocchi di infernali campane sprigionano echi immani che rimbombarono in ogni dove, un sinistro cigolio accompagnò lo scivolare delle due ante rocciose e mostra un orrido da cui uscirono i lamenti delle anime dannate uniti ai ruggiti dei demoni infuriati, era finalmente giunta alla fine del mondo?
....continua....

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