L'uomo che visse molte vite

 Level 1-8
1
Era quel momento della giornata in cui il sole è una lama che taglia cielo e vita a metà, sospeso sopra la linea dell'orizzonte resisteva all'attrazione dell'oceano che aspettava di ingoiarlo. L'armonico disordine dei colori del tramonto riempiva ogni angolo, ogni anfratto, ogni onda, ogni piega delle anime al suo cospetto.
Il suo sguardo puntava verso un punto fisso visibile solo a se stesso, solo alcuni lievi battiti della palpebra dimostravano come ci fosse vita nel corpo, mentre dietro le pupille si intravedeva lo sconfinato deserto della sua anima.
2
Girò lo sguardo su Eleanor, era affondata mollemente tra i cuscini di una chaise longue, gli dava quasi le spalle, il suo profilo scuro contrastava con il furore accecante del sole che si ribellava alla fatale attrazione degli abissi del mare con tutte le sue forze, le domande si affollavano inevase una dietro l'altra, si era presentata pochi giorni prima, sperduta, infranta nello spirito, la donna che un tempo gli aveva spezzato le ali ora era lì, a chiedere un nido, un rifugio sicuro, ancora, senza una risposta, senza un perchè, non c'erano state domande, solo silenzi densi di risposte, ci sarebbe stato tempo per parlare.
3
Si deliziò, una volta di più, mai pago, della vista di Perfect Point le cui rocce rosse assumevano un aspetto sontuoso sotto i raggi dell'ultimo sole, era probabilmente la parte più bella e caratteristica di Sunshine Island, il nome derivava dal taglio perfetto delle scogliere di questo promontorio, non erano frastagliate come ci si potrebbe aspettare, ma i fianchi si tuffavano nel mare in maniera netta, levigati da una particolare combinazione di forza del vento e del mare, le pareti cadevano a picco fra le onde come la lama di una spada, lisce, non ospitavano neanche nidi di uccelli, forse solo qualche lucertola poteva trovarcisi, ma anche questo era dubbio. 
Notò un lieve movimento nel corpo di Eleanor, percorse rapito il corpo della donna scuro sullo sfondo accecante, ne conosceva a menadito ogni centimeto, la perfezione assoluta simbolo della creazione, le ciocche ribelli che con cui lei amava giocare quando erano assieme, malgrado ogni movimento oramai gli causava un dolore sempre più inteso, si alzò, raccolse una leggera coperta di lana scura e avvicinatosi alla chaise longue, gliela posò addosso fermandola sui lati per evitare che il vento la scoprisse, solo un lieve fremito di piacere diede ad intendere che nel sonno avesse apprezzato l'improvviso calore che le era stato donato, le scostò i capelli dal viso intravedendone un sorriso e con la mente iniziò ad andare a ritroso nel tempo.
4
Markus era un uomo che aveva vissuto infinite vite, si rivide in quella che definiva la sua prima esistenza, bambino in Austria, fra le Caravanche, quando al riparo degli spessi vetri della sua cameretta guardava le vette che sovrastavano casa sua, con il fuoco scoppiettante inquieto alle spalle, il vento scendeva impetuoso dalle montagne ululando, piegando l'erba e spezzando i rami più deboli delle conifere,  il ruggito della natura invadeva la vallata prendendone orgogliosamente possesso. 
In quel fragore tonante fissava il bosco di fronte, si adagiava sotto la cima più alta, mentre tutto intorno il mondo era piegato dalla tempesta, il bosco si stagliava, nero, una maestosa unica macchia di alberi scuri, immoto, silenzioso, appariva stridente la linea fissa dei pini e degli abeti nel turbinio che circondava il panorama circostante. Lì regnava il dio silenzio, Markus non poteva fare a meno di fissarlo affascinato, irrimedidabilmente attratto da questa misteriosa, evidente, apparentemente inspiegabile, anomalia. Il divieto di avvicinarvisi era assoluto, non contestabile, suo padre, era stato irremovibile su questo. Senza spiegazioni, senza se e senza ma. Forse anche per questo l'attrattiva di questo luogo era così alta. Nello splendore della natura imbizzarrita il bosco lo fissava, lo chiamava e lo respingeva allo stesso tempo. Vincendo il desiderio che lo attirava in maniera così totale Markus si diresse verso il letto.
5
Eleanor sentiva lo sguardo di Markus addosso, gli occhi chiusi, il corpo completamente immoto, passava dal sonno fingere il sonno, sapeva che Markus, il solito Markus, avrebbe aspettato che lei fosse pronta, ma sentiva il suo sguardo addosso, ne aveva provocato, goduto, sofferto, ogni lieve declinazione, dall'espressione adorante che l'aveva conquistata tante volte, a quella intrigante che le scendeva lungo i seni, da quella gelida dei momenti che la voleva ingnorare, se non proprio disprezzare, a quella furiosa di quando riusciva a scatenare la parte più oscura di lui. Adesso se lo sentiva addosso, caldo come sempre, interrogativo, premuroso, un bozzolo protetettivo che la faceva sentire tanto bene, quanto in colpa. Sentiva il calore scemante del tramonto, i riflessi del cielo infuocato filtrare nelle palpebre chiuse, lo sfrigolio delle onde sul bagnasciuga, le grida stridule dei gabbiani, poi la brezza, quella brezza che sempre la faceva rabbrividire le ossa, poi sentì un movimento felpato, gentile, conosciuto al fianco, una coperta che le veniva avvolta addosso con infinita delicatezza, un tocco lieve che le sistemava le ciocche e poi il sonno finalmente, un sonno profondo e ristoratore, finalmente.
6
Nell’oscurità della notte, svegliatasi per la terza volta nella notte, Eleanor guardava fuori dalla finestra il netto profilo delle Alpi che, sotto il pallido candore della luce lunare, circondavano il lago di LUgano. I bambini dormivano tranquilli nella loro stanza e Jordan si era solo leggermente mosso mentre Lei si alzava nuovamente, senza apparente ragione non riusciva più a riprendere sonno, la vacanza scorreva piacevole e tranquilla e nessun motivo particolare doveva turbarla, ma il sonno non tornava, decise quindi di scendere a fare un bagno nella piscina che era sempre aperta.
L’hotel a quell’ora della notte era immerso nel silenzio, i corridoi ovattati di moquette non restituivano alcun suono, l’ascensore arrivò silenziosamente al piano terra e Sondra si diresse verso l’entrata della piscina, superato l’atrio illuminato solo da una piccola lampadina al neon cercò a tentoni l’interruttore delle luci, ma si bloccò sentendo della voci, convinta che fosse deserta a quell’ora invece dalla piscina rischiarata dalle luci esterne che filtravano dalla parete a vetri, risuonavano distintamente, anche se non perfettamente intelligibili, delle voci allegre e delle risate sommesse. Eleanor si fermò indecisa sul da farsi, l’idea di farsi una nuotata in solitario e di poter svuotare la mente nella solitudine della notte era evidentemente svanita e stava per tornare sui suoi passi quando le risate e le voci si trasformarono in un silenzio rotto solo da gemiti eccitati, timorosa di far sentire la sua presenza, imbarazzata dall’intrusione, ma bloccata dalla curiosità e dall’eccitazione della situazione arretrò un paio di passi per essere sicura di non essere vista, i gemiti e le voci erano sempre più acuti, stava decidendosi a forza ad andarsene quando un soffio di alito caldo le fece capire che non era sola, lo spavento le bloccò un urlo spontaneo che le saliva dal petto, una voce calda e profonda alle sue spalle le disse:
“Bellissimo non è vero?” , Eleanor fece per voltarsi, ma la voce dello sconosciuto nell'ombra la bloccò con autorità
“Ferma! Ascolta due ragazzi che fanno l’amore non trovi che sia bellissimo?”
Lo sciabordio nell’acqua stava a dimostrare in maniera inequivocabile quello che stava succedendo.
Le mani di lui le fecero scendere l’accappatoio dalle spalle e la sua bocca si appoggiò lievemente sulla spallina del costume intero che indossava,
raggelata dalla paura e parimenti eccitata dalla situazione, pervasa da un improvviso calore, era incapace di alcunché, la bocca di lui, sempre sfiorandola, percorse la spalla e il collo raccogliendo con le labbra le piccole goccioline di sudore che le scendevano dalle tempie, 
“A presto” – mormorò l’uomo e con la sua bocca si avvicinò a quella di Eleanor che non riuscì a ritrarsi come avrebbe voluto, solo un lieve tocco fra due bocche assetate, al contatto una sferzata di calore come mai aveva provato le percorse il corpo e un attimo dopo lui, così come era apparso, era sparito.
7
Nella sua camera Markus cercava disperatamente di prendere sonno, quel sonno che non conosceva più da tanto tempo, troppo oramai, quello che era capitato in piscina era stato tanto divertente quanto sconvolgente, la sconosciuta che aveva incontrato, se così si può dire, in piscina, gli aveva fatto provare brividi che pensava di  non avrebbe più conosciuto, 
spasmi di vita che non aveva più provato da un'infinità di tempo, il suo profumo, il tepore della sua pelle, il candore delle spalle, il muoversi armoniose dei suoi capelli, lo avevano lasciato letteralmente sconvolto nel più profondo, la cosa lo innervosiva e lo eccitava allo stesso tempo. Il sonno arrivò finalmente e con esso gli incubi ricorrenti, 
Il letto era un caldo, comodo, protettivo nido al cui rifugio Eleanor cercava di calmarsi, pace, sonno, tranquillità, serenità, no inspiegabile calore, eccitazione, mancanza, il dormire indifferente di Jordan girato dall'altra parte, solitudine, rabbia e piacere represso, sconsideratezza e autocontrollo, una confusione totale che riempiva tutta la mente.
8
Seduta al bancone del bar dell'Hotel, in attesa del marito con i figli, Eleanor stava aspettando il Martini che aveva ordinato, quando sentì una voce dietro di lei dire, "agitato non mescolato, mi raccomando", riconobbe subito il tono dell'intruso indisponente della notte precedente, il tono beffardo la irritò in maniera incomprensibile, ma mantenne il sangue freddo di cui andava tanto fiera e senza girarsi rispose "007 of course, ha anche delle battute sue o preferisce rubarle dai films?".
"Una donna esperta di James Bond? Quali altre sorprese mi devo aspettare?".
Eleanor si girò e finalmente lo vide dal vero, capelli biondo scuro mossi, quasi tendenti allo scarmigliato, giravano attorno ad un viso dai tratti quasi femminei, ma decisi, labbra regolari si atteggiavano in un mezzo sorriso, così sardonico che la innervosì immediatamente, per non parlare degli occhi azzurri che sembrava le leggessero dentro, fin dove non voleva nessuno arrivasse, e che, senza ritegno, chiaramente le perlustravano il corpo in ogni suo dettaglio senza minimamente porsi il problema di nasconderlo. "Me ne prepari un altro per me," ordinò lo sconosciuto al barman, "non mi pareva di averla invitata a bere con me" ribattè Eleanor. "Bere un cocktail da soli? Sia mai detto", rispose sorridendo, "permette che mi presenti? Markus, e lei se posso?", "Eleanor, a parte fare il voyeur in piena notte ha altre attività in corso?" rispose lei sorridendo, lui la fissò, per la prima volta da un'eternità, ed era convinto che mai sarebbe più successo, sentì il barlume di un
emozione, il suo sorriso era splendente ed illuminava un viso di una bellezza così delicata che non se ne vedeva la fine, quel sorriso era la cosa più bella che avesse mai visto e, tanto repentinamente quanto inconsciamente, decise che da quel momento avrebbe fatto di tutto perchè non si spegnesse mai. "I soliti affari, ma sarei lieto di parlargliene a cena, ovviamente lei cenerà con me stasera....", ammirò l'espressione quasi imbizzarrita che stava nascendo sul viso di Eleanor, ma il loro dialogo fu interrotto dalla voce di qualcuno che entrava nella hall in quel momento e che, con tono decisamente sgarbato, disse, "Eccomi, abbiamo fatto tardi a fare spese, almeno hai già prenotato il tavolo spero?", si girò e vide un uomo di altezza media, completamente calvo, con la barba, occhi scuri, un'incipiente pinguedine nel giro vita, vestiva con bermuda chiari ed una camicia a maniche corte, era attorniato da 3 bambini, un maschietto ed una bambina gli stavano ai lati mentre teneva in braccio quello che pareva poco più di un neonato, Eleanor appariva imbarazzata dall'improvviso arrivo, "sì, ci aspettano" rispose mentre abbracciava i bambini che l'avevano assalita per raccontargli cosa avevano comprato, poi si girò nuovamente verso Markus ed il neo-arrivato, "Questo è Markus," disse verso l'altro uomo, "giusto?" rivolta nuovamente verso appunto Markus, "Sì, esatto, piacere di conoscerla", Markus allungò la mano all'altro uomo che la strinse rispondendo a sua volta "Jordan, piacere mio, sono suo marito", disse girando la testa verso Eleanor e rivolto a lei aggiunse "possiamo andare a cena adesso?", "arrivederci a presto" lo salutò, poi senza dire altro si diresse a passo deciso verso l'entrata del ristorante dopo avere posto il neonato tra le braccia di Eleanor, i bambini dietro ridevano e per ultima lei che prima di accingersi si girò un attimo verso di lui con un'espressione gestuale di scusa e mormorando a mezza voce un "ciao".
Rimasto solo Markus finì lentamente al bancone il suo Martini, riflettendo, marito, figli, che altro? Infinitamente affascinante, terribilmente complicato. Quella piccola scossa elettrica che aveva sentito era il primo barlume di vita da tanto tempo, riandò con il pensiero al passato, a Maria, a Giulia ed Alfred, l'ondata impetuosa di ricordi e dolore lo sommersero, le immagini iniziarono a scorrergli davanti come un film, anni prima, tanti? Pochi? Un'eternità e un ieri....
Erano nel porticciolo di Favignana, Markus mentre armava la barca per l’escursione programmata in mare, fissò i nuovi clienti che l’avevano prenotato per tutta la settimana, non si spiegava lo strano terzetto che l’aveva ingaggiato, Giovanni doveva essere un uomo d'affari, avrà avuto 60 anni, decisamente sovrappeso mostrava chiaramente i segni di una vita sedentaria, una certa untuosità di carattere lo infastidiva, ma clienti così ne aveva visti tanti e comunque pagava molto bene, la moglie era molto più giovane, sui 25-30 anni circa, una bellezza che si potrebbe definire mediterranea, capelli lunghi ricci lasciati liberi o a volte raccolti da una bandana rossa, occhi grandi scuri e penetranti, labbra rosse e carnose, fisico mozzafiato con tutte le curve al posto giusto, Markus non poteva fare a meno di ammirare il frutto della natura accoppiato a svariate ore di palestra e centri di bellezza sicuramente. Il terzo, Armando, era un uomo sulla quarantina, fisico atletico, non parlava molto, lo sguardo era freddo per quanto cortese nelle sue espressioni, lo avevano presentato come un factotum, amico, segretario, Markus lo riteneva anche un body guard comunque non uno cui pestare i piedi con noncuranza. Caricati i bagagli e le provviste per la giornata, al timone della Sunshine la sua barca preferita, Markus uscì con maestria dal porticciolo base, stavolta, oltre Guido, il suo aiutante, aveva imbarcato sua moglie Maria perchè si occupasse della cucina visto che il cuoco si era preso una settimana di ferie.
Lo sguardo tornò sullo strano terzetto, seduto sul lato sinistro della barca il marito stava scrivendo mail sul palmare  o qualche attività simile, lei si era distesa con un asciugamano sulla prua, aveva piegato fino all’estremo il già ridotto reggiseno del bikini per prendere il massimo del sole possibile, il terzo si era seduto alla sua destra e non le staccava gli occhi di dosso nell’apparente indifferenza del marito. Ad un certo punto lei si girò di schiena e gli chiese di spalmarle la crema sulla schiena, Markus guardò il marito che non dava nessun segno di interesse, mentre l’altro faceva quanto richiesto con esasperante lentezza. Scuotendo la testa decise che non erano comunque fatti suoi e virò di bolina verso il mare aperto
9
Fermo davanti al bosco Markus sentiva il richiamo fortissimo del bosco, lo aveva sentito in camera sua invocare  il suo nome, lo aveva sentito mentre scendeva le scale e percorreva il vasto, lungo, sconfinato prato che lo divideva da casa sua, i filari di meli che contornavano il pianoro sembrava si agitassero per fermare la sua marcia verso il bosco, ma inutilmente.
Giunto al limitare il vento era perfino aumentato di forza, l’erba era schiacciata a terra, le fronde dei meli gorgogliavano furiose, ma gli abeti del bosco lo fissavano senza che un solo ago, una sola foglia, un solo ramo, si muovessero. Il piede destro si alzò per compiere l’ultimo passo, l’immaginario confine che delimitava il bosco lo attirava magneticamente con una forza senza eguali, nessun divieto paterno, nessuna arcana prudenza riuscivano a fermarlo.
“Io non lo farei ragazzo” esclamò una voce decisa quanto suadente, Anton sobbalzò e si girò di scatto verso la direzione da cui era venuta. Un uomo anziano, di un’età indefinita, poteva avere 100 come 1000 anni, stava seduto su una vecchia sedia di paglia alla sua destra, le grinze del suo viso erano leggermente oscurate dalla falda del cappello che portava, l’abbigliamento era inappuntabile quanto dimesso, pantaloni, camicia, panciotto in tinta beige, una cravatta verde gli cingeva il collo ed una giacca spigata completavano il tutto, fra le mani stringeva un usurato bastone con il manico ricurvo. Il suo sguardo vacuo fissava Markus con bonomia. Ripresosi, si scostò dal bordo del bosco come se ci fosse stato un muro di fiamme, l’urlo silenzioso del bosco privato della sua vittima all’ultimo momento squarciò la vallata. “Buongiorno signore”, disse il ragazzo, “chi siete? Cosa fate qui?”,
“Abito in quella casa là in fondo” affermò il vegliardo con occhi vacui persi nel nulla,  “Devi stare attento a dove vai ragazzo, ci sono cose che non conosci del mondo, tuo padre dovrebbe averti avvertito di non venire in questa parte della vallata”.
“Stavo solo facendo un giro, niente di che”, rispose con noncuranza Markus, poi, girandosi dalla parte opposta, guardò la casa di cui parlava l’anziano, i muri erano sbrecciati, l’edera fitta ricopriva le pareti come un mantello verde, sul tetto foglie e paglia la facevano da padrone, “cosa crede? So badare a me stesso!!”, riportò lo sguardo verso il vecchio, ma dove prima c’era l’anziano con la sedia adesso solo il prato lo fissava sorridendo.
Rientrato a casa trovò la madre che preparava la cena, fuori il padre tagliava ceppi di legno per la stufa, Anton si fermò fuori a guardare il padre sistemando i pezzi per il camino nella legnaia, “Sai” disse, ho fatto un lungo giro per la vallata oggi pomeriggio”, il padre piegato con l’ascia in mano si irrigidì leggermente, “davvero? E hai visto cose interessanti? Mi pareva di averti detto di stare alla larga da quella zona, è piena di trappole di bracconieri e buche”.
“Sono stato attento, so dove le mettono e guardo dove metto i piedi” rispose pretenziosamente, “ho incontrato anche un vecchio”.
“Un vecchio?”, rispose il padre, “ma quella zona è disabitata da anni”.
“Ti sbagli”, disse Markus, “c’era un anziano lì, ha detto che abita nella vecchia casa sulla sinistra del bosco, quasi sotto il costone”.
“Markus”, disse guardandolo pensieroso, “in quella casa ci abitava il vecchio Josef, ma è morto tanti anni fa, si può sapere cosa stai raccontando?”
Markus si svegliò di soprassalto, non capiva questo sogno ricorrente che si alternava agli incubi che invece erano più che mai reali, era forse un ricordo annegato nella sua infanzia che aveva rimosso? I genitori non li aveva più per chiedergli spiegazioni, probabilmente era solo un sogno....

************

************

La spessa moquette che rivestiva i pavimenti dell'hotel faceva risaltare i trilli dei bambini nella sala pranzo che, a quell'ora del mattino, serviva per la colazione degli ospiti. L'abitudine a prestare attenzione ad ogni piccolo dettaglio ed il desiderio di avere sempre presente la disposizione degli ambienti ove entrava, fece sì che Markus spostasse rapidamente, quasi in maniera impercettibile, gli occhi da un capo all'altro del salone, alla sinistra stava il bancone con tutti i cibi preparati, camerieri in divisa bianca immacolata si muovevano con efficienza tra i tavoli mentre quadri con riproduzioni di dipinti rinascimentali ornavano le pareti. Lo sguardò si fermò sul tavolo da cui provenivano gli unici rumori che spezzavano l'educato e noioso silenzio che regnava, Eleanor indossava un delizioso abito bianco tipo tulle foderato che le fasciava 
armoniosamente il corpo facendo risaltare un'abbronzatura perfetta, i capelli le scendevano sulle spalle come morbide onde di risacca, rimase, quasi incantato, ad ammirare come il loro colore cangiasse di ciocca in ciocca, gli occhi azzurri, splendenti come diamanti purissimi erano puntati minacciosamente su di una deliziosa bambina bionda il cui carattere doveva essere ribelle tanto quanto i boccoli che si agitavano in maniera tanto disordinata quanto deliziosa, continuando, evidentemente, a ribattere gli ordini della madre. La più piccola stava sporcandosi paciosamente con una confezione di plastica in cui aveva infilato le dita per poi passarsele sul viso, infine il maschietto parlava con Jordan che cercava di leggere un giornale sportivo mentre imburrava una fetta di pane. Markus rimase indeciLso sul da farsi, approfittare per un saluto o andare direttamente al suo tavolo? Gettò ancora una veloce occhiata ad Eleanor, era come una calamita, scelse una via di mezzo dirigendosi verso il tavolo seguendo una traiettoria che passasse rasente il loro tavolo, arrivato a vista volgendo lo sguardo altrove, lo girò all'ultimo verso di loro fingendo di vederli solo in quel momento, "Buongiorno", esclamò con tono di sorpresa verso il tavolo di Jordan ed Eleanor, "stavo cercando il mio tavolo per la colazione," fece un rapido giro con gli occhi verso le cinque persone soffermandosi un attimo in più, un attimo di troppo magari, su Eleanor, notò con malcelato piacere un piccolo brillio nei suoi occhi, poi dando importanza solo a Jordan espresse il suo miglior sorriso, "com'è la colazione? Merita la fama di questo albergo?". Jordan fece per rispondere alzandosi, ma prima si voltò verso Eleanor che continuava a discutere con la biondina con i boccoli apostrofandola, "allora vuoi smetterla per favore? Non si può avere un poco di pace? Sei sempre addosso!!", "Mi scusi", aggiunse rivolto a Markus, "mia moglie è un concentrato di precisione fin troppo esagerato quando vuole!!". Markus vide in tralice l'espressione di Eleanor, ferita, anche se sicuramente abituata a questo modo di fare, si era messa zitta a bere il suo cappuccino mentre la piccola, soddisfatta, si era rimessa a giocare con dei piccoli pezzetti di pane. Markus resistette all'impulso di dire quello che pensava di questo 
modo di fare, "non c'è problema, capita, vado a vedere se riesco a trovare il mio tavolo, magari più tardi un caffè assieme se siete ancora qui". 

Aveva scelto un tavolo con il muro alle spalle come gli piaceva, stava gustandosi un ottimo cappuccino con cornetti mentre sfogliava l'ultimo numero di Rolling Stones, cavolo Keith Richards non finiva di stupirlo, assorto nello scorrere delle righe fu interrotto da uno squillante "Ciao!!", alzò gli occhi e si trovò due luminosi occhioni azzurri chiaro che lo fissavano sorridenti, la figlia di Eleanor era lì, seduta di fronte a lui accovacciata sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, le braccine sostenevano il viso con i piccoli gomiti ben piantati sul tavolo, la cascata di boccoli biondi era un armonioso disordine di spruzzi serici, il nasino puntava irrispettosamente all'insù ed il labbro inferiore sporgeva leggermente, non per un'imperfezione fisica, ma per una certa corruciatezza che dava il netto senso di un carattere ribelle che sarebbe stato un grosso problema per i ragazzi nella maggiore età. "Ciao" rispose educatamente chiudendo la rivista, "Come ti chiami?" gli chiese la piccola, "Markus, e tu?", "Lucy" rispose, "Strano il tuo nome, di dove sei? Sei un amico della mia mamma? Cosa fai qui?", Di fronte ad un tale assalto non potè reprimere una risata, "dunque vengo dall'Austria, sai dov'è?".
"E' in America?" chiese, "Noooo, qui vicino, vuoi che chieda alla tua mamma se una volta venite a trovarmi? Ho un sacco di montagne sai?". "Ti piace il mio vestito?", il piccolo folletto aveva un graziosissimo abito rosa con dei fiocchi qua e là, un paio di scarpette nere con dei calzini bianchi le stavano ai piedi mentre un fiocco azzurro, che in origine doveva essere stato messo nella foresta di boccoli biondi ora giaceva solitario e sgualcito sul tavolo. Stava per chiederle dove era la sua mamma quando la vide arrivare da lontano, il passo era veloce, quasi di corsa, in evidente affanno per la sparizione della figlia, l'espressione afflitta ed apprensiva, ma era la camminata a bloccarlo, ad incantarlo, chiamarla camminata era riduttivo, Eleanor fluttuava sulla moquette come un cutter sulle onde, ogni piede si poneva avanti l'altro in un movimento
che era un concerto per i sensi di ogni esteta, fendeva l'aria come una poesia attraversa l'anima, il movimento era sinuoso, cosa gli stava succedendo? "Tu ne hai di figli?" torno a farsi sentire la voce di Lucy, a questa domanda un velo grigio gli annebbiò la vista ed il dolore nascosto in fondo al cuore emerse in tutta la sua violenza, "sì e no" riuscì a dire, venne salvato dall'arrivo impetuoso di Eleanor, "Lucy!! Quante volte ti devo dire di non sparire??" quasi urlò adirata verso la figlia, "mi scusi" aggiunse rivolta verso di lui, "non so più cosa fare con lei, è assolutamente ingestibile!!".
"Ma sta scherzando? E'una bimba assolutamente deliziosa e ci siamo fatti una bella chiacchierata, vero Lucy?" rispose alzandosi in piedi e contemporaneamente abbassandosi verso la piccina, un'occhiata complice fu scambiata tra Markus e Lucy che dopo averlo gratificato con un delizioso sorriso ne approfittò per scendere dalla sedia e correre via verso l'uscita.
"Non so come scusarmi, davvero sono mortificata del disturbo che le ha dato," riprese Eleanor, "Beh, quindi adesso lei è in debito", rispose Markus sarcastico con un sorriso, "vedremo come metterci in pari....", cogliendo la sottile allusione Eleanor arricciò leggermente il labbro (uguale alla piccola non potè fare a meno di pensare Markus) e piccata gli disse "bene, mi scuso ancora allora, vado che mio marito mi aspetta." detto questo si girò dirigendosi verso la porta, gli occhi di  Markus la seguirono fissi finchè non sparì alla sua vista.

.....continua....

Commenti

Post popolari in questo blog

Vénuste Niyongabo - Intervista su sport e salute al campione olimpionico

LEGAMI DI SETA

HIGHWAY TO HELL